“Accorciamo le distanze”: l’appello del vescovo all’accoglienza. Dal vicino di casa ai migranti

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La copertina della lettera di Natale del vescovo Beniamino Pizziol

“Essere aperti all’accoglienza non è mai semplice perché ci espone al rischio di uscire dalle nostre certezze e comodità. Il clima culturale in cui viviamo ci spinge decisamente verso l’individualismo e verso il ripiegamento nella sfera del privato, sia esso familiare, religioso o sociale. Accogliere significa invece ricevere qualcuno riconoscendogli pari dignità, accorciando le distanze, creando una relazione solidale, ponendosi in un atteggiamento di empatia”. Inizia con queste parole la lettera di Natale del vescovo di Vicenza. Già dal titolo, “Accorciamo le distanze”, monsignor Beniamino Pizziol va al cuore della questione, rivolgendo un appello a tutti i fedeli (e non solo) del Vicentino.

L’accoglienza, tema caro al vescovo di Vicenza e a papa Francesco, nella lettera viene affrontata sotto tre aspetti, che diventano proposte da attuare. Può essere un aiuto a chi, travolto dalla crisi economica, ha bisogno di un sostegno materiale, a chi scappato da guerre o dalla povertà cerca rifugio e la speranza qui, e a chi appena venuto al mondo in un Paese circondato da miserie, necessita di latte e di un ambiente pulito per crescere sano.

“Mi rivolgo a tutti coloro che hanno responsabilità educative all’interno delle comunità parrocchiali o delle aggregazioni laicali perché, in collaborazione con le altre comunità educanti, si adoperino a formare uomini e donne responsabili, liberi da pregiudizi, paure e diffidenze, aperti all’incontro, al dialogo e all’accoglienza – scrive monsignor Pizziol -. Come testimonianza concreta di uno stile di accoglienza, desidero rilanciare le iniziative già condivise nel corso dell’Anno Giubilare della Misericordia appena concluso: i Sostegni di Vicinanza per persone o famiglie che stanno attraversando un periodo di difficoltà economica; l’accoglienza di piccole comunità di richiedenti asilo, in parrocchia o di un rifugiato in famiglia, in rapporto con la Caritas diocesana; infine l’adesione alla campagna “I primi mille giorni di vita” promossa dai Medici con l’Africa – Cuamm in favore di mamme e bambini del Mozambico, dove stiamo per aprire una nuova missione come diocesi di Vicenza. Aderire a queste iniziative di accoglienza ci aiuterà a dare un volto, un nome, una storia a chi, vicino o lontano, chiede al nostro cuore di non restare indifferente, ma di aprirsi all’ascolto e alla condivisione”.

La lettera sprona tutti a fare di più in tema di accoglienza, in una Provincia ancora sotto le tenaglie della crisi economica, dove quasi quotidianamente arrivano nuovi profughi. Ad oggi i richiedenti asilo sono circa 2.400, di cui più di 369 accolti in strutture della Chiesa (tra appartamenti, il seminario di Vicenza e varie comunità religiose). La maggior parte è ospitata in pochi Comuni che hanno una gran concentrazione di presenze. Di 121 paesi, infatti, solo la metà ha nel proprio territorio dei profughi, questione da tempo sollevata dalla prefettura ma che non ha ancora trovato soluzione. “I gesti che si compiono devono essere per il bene della gente o per avere un ritorno elettorale? Se sono per questo secondo scopo – è l’opinione del vescovo – si è fuori strada”.