Addestramento alle grotte di Oliero per gli speleosub del Soccorso alpino

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Le risorgenze della valle del Brenta hanno purtroppo registrato negli ultimi anni una decina di incidenti mortali, l’ultimo dei quali costato la vita a un giovane speleosub polacco lo scorso 5 gennaio nella grotta dei Fontanazzi.

Per questo motivo, e dato il numero sempre maggiore di appassionati frequentatori, la commissione speleosubacquea del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico si è data appuntamento lo scorso fine settimana a Oliero, per un’esercitazione a livello nazionale nelle due cavità sommerse del Cogol dei siori e del Cogol dei veci che, assieme all’Elefante Bianco, raccolgono le acque dell’Altopiano di Asiago.

Erano una ventina i tecnici speleosub che hanno preso parte all’addestramento. Suddivisi in sei squadre, hanno messo in sicurezza la risorgenza per permettere a tre di loro di inoltrarsi nei vasti ambienti e prendere visione delle parti più interne (la cavità esplorata raggiunge finora i due chilometri e mezzo).

Le grotte di Oliero, tuttora in esplorazione, sono una continua scoperta per i subacquei: i due Cogol sono collegati tra loro, c’è un secondo sifone e gli ambienti vastissimi riservano sempre sorprese. Ma è proprio in caso di incidente che l’ampiezza delle stanze sommerse può rivelarsi un ostacolo, nascondendo nei labirinti un eventuale disperso a una profondità media di 50 metri, ed è quindi necessario approfondirne il più possibile la conoscenza e prepararsi con la pratica ad affrontare le emergenze.

Attrezzatura tecnologica, come gli scooter subacquei e i rebreather, aiuta da una parte i soccorritori, però permette dall’altra agli appassionati di addentrarsi sempre più.

Un ulteriore problema può inoltre manifestarsi con la scarsa visibilità. Acque normalmente limpide, che permettono di vedere a qualche metro di distanza negli antri bui, se piove o con lo scioglimento della neve si intorbidiscono negando la vista.

Le operazioni, durate 8 ore, si sono svolte sabato, con la simulazione della ricerca di un disperso entro i 600 metri lineari. Ogni speleosub si è immerso per circa un’ora. Vista la vastità del sistema, la commissione speleosubacquea del Cnsas torneranno a breve per terminare il piano di sicurezza.