Multa a chi porta il velo? In Consiglio Regionale discussione su una proposta di legge nazionale

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Dibattito ieri in Consiglio Regionale sull’invio al Parlamento di un progetto di legge sul tema della riconoscibilità delle persone che occultano il volto. “Questo progetto di legge intende far chiarezza, per ragioni di sicurezza, sulla disciplina applicabile in tema di riconoscibilità delle persone e di mezzi per l’occultamento del volto” ha spiegato in Consiglio Alberto Villanova (Gruppo Zaia Presidente), introducendo il dibattito sul progetto di legge statale da trasmettere al Parlamento nazionale. Tecnicamente si tratta di modifiche alla legge 22 maggio 1975 n.152 “Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico”, alla legge 5 febbraio 1992 n. 91 “Nuove norme sulla cittadinanza” e al Codice penale.

“Occorre puntualizzare il concetto relativo ai mezzi idonei a travisare o mascherare il volto – ha spiegato Villanova – visto che la legge vigente parla esclusivamente di caschi protettivi e poi,  genericamente, accenna a qualsiasi altro mezzo idoneo. Con la nostra proposta indichiamo come mezzi idonei anche indumenti particolari, come il burqa e il niqab che per le loro caratteristiche rendono di fatto impossibile il riconoscimento delle persone. Aggiungo che tra le finalità della legge vi è anche quella di impedire che l’uso di questi indumenti sia imposto alle donne che vivono nel nostro Paese, prevedendo la reclusione da quattro a dodici mesi con la multa da 10 mila a 30 mila euro a chi con violenze e minacce costringe all’occultamento del volto. Norme analoghe sono state introdotte in Belgio e in Francia”.

Pietro Ruzzante, per il Pd, ha invitato “la maggioranza a non andare avanti con un testo di legge inutile. Portate invece in aula una legge che riguardi il Veneto, applicabile immediatamente, che impedisca a chi è armato  a chi travisa il proprio volto nelle sedi istituzionali veneti, negli ospedali, e noi lo voteremo”.

Jacopo Berti (M5S) ha rilevato che “innanzitutto solo lo zero per cento delle proposte di legge nazionali votate dal Consiglio regionale è stato approvato dal Parlamento:  stiamo discutendo oggi un tema per altro importante nel posto sbagliato”. Berti poi ha contestato la previsione della legge che parla esplicitamente burqa e  niqab in quanto “si crea una distinzione tale che solleva anche questioni di costituzionalità. Io invito la maggioranza a rivedere questo passaggio, che rischia di ridurre il tutto a una questione meramente  propagandistica e politica”.

Sergio Berlato (FdI-An  Mcr) ha ribadito che “questo testo di legge unisce due proposte distinte e vuole garantire maggiore sicurezza ai cittadini. Noi garantiamo a tutti il diritto alla fede religiosa, ma è preminente il diritto alla sicurezza. Dietro a sotto certe coperture non sappiamo chi si possa celare” aggiungendo poi  “Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi, le nostre tradizioni, religione e cultura. Altrimenti se ne stiano a casa loro”.

Alessandra Moretti (Pd) dopo aver richiamato il caso di un assessore regionale veneto che entrò in Consiglio armato (Remo Sernagiotto, assessore ai Servizi sociali, nel 2013 entrò a novembre 2013 in Consiglio con un revolver P38 che affermò di portare sempre con sé), ha precisato che “questa proposta resterà nei cassetti del legislatore nazionale, ma ha il pregio di voler avviare il dibattito sulla libertà di espressione religiosa, laicità dello stato e sicurezza. E’ difficile trovare delle soluzioni. La norma vigente, la legge Reale, può avere una interpretazione estensiva per cui esiste già una norma: la nostra preoccupazione dovrebbe essere quella di far rispettare le leggi. La legge c’è già: la vostra norma, nella quale è possibile intravvedere dei profili di incostituzionalità,  è mera propaganda. La vera sfida del nostro tempo è quella dell’integrazione culturale. L’esclusione non è mai stata una buona consigliera: noi dobbiamo cercare di progredire nel concetto di lotta alla discriminazione. Dovremmo costruire dei modelli efficaci per combattere tutti gli integralismi e le sottoculture”.

Afferma invece Pietro Dalla Libera (Veneto Civico): “Mi sembra che questa proposta di legge specifichi  alcune tipologie di indumenti che possono essere utili a mascherare il volto e non vi è rischio di incostituzionalità in ciò perché l’interesse pubblico prevalente, rispetto alla libertà di espressione religiosa,  è quello della sicurezza. L’integrazione implica che uno accetti le nostre regole. Casomai la pena prevista, da due a tre mila euro, non convince e rischia di essere cassata: c’è una abnormità tra la previsione dell’arresto in flagranza e l’ammenda”.

Per Patrizia Bartelle (M5S) “esistono in materia leggi già funzionale e ben fatte che non hanno bisogno di essere stravolte. Nel Pdl presentato e in discussione ci sono norme inutili. E’ una legge controproducente: già oggi esiste il divieto al travisamento del volto ed esistono pene detentive ben più gravi rispetto alle semplici, e per altro molte contenute,  pene pecuniarie proposte. Questo Pdl fa riferimento a ragioni di sicurezza, ma nei fatti si fa riferimento solamente alla matrice islamica: questa è una proposta di legge anti-islamica”.

l presidente Ciambetti, considerato che si era giunti all’ora prevista per la conclusione dei lavori, ha infine sospeso la seduta per convocare la riunione dei Capigruppo rinviando la conclusione del dibattito alla prossima seduta.