Pasubio Group, sì del Consiglio di Stato alla cessione da 21 milioni di euro ad Ascopiave

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La sede di Pasubio Group a Schio (foto Google Maps)

Dopo il Tar, arriva anche la conferma del Consiglio di Stato: Pasubio Group, la municipalizzata del gas dell’Alto Vicentino, deve andare ad Ascopiave e non a Rete 2i. Per i Comuni dell’Alto Vicentino il «sì» della massima magistratura amministrativa dovrebbe a breve tradursi in una pioggia di euro: un gruzzolo da 21,3 milioni complessivi.

“Questa sentenza – osserva il sindaco di Schio Valter Orsi – dimostra la serietà del lavoro svolto dalla centrale di committenza unica appaltante, affidata al Comune di Schio. Ringrazio tutti i tecnici che hanno condotto a questo risultato. Ora possiamo procedere serenamente alla sottoscrizione dei contratti”. Con questa nuova sentenza, respingendo il ricorso di Rete 2i, viene confermato il pronunciamento di dicembre scorso del tribunale amministrativo regionale veneto, sulla procedura a evidenza pubblica per la vendita dell’intero pacchetto azionario detenuto dai soci pubblici nella Pasubio Group Spa: cioè i municipi di Schio, Malo, Montecchio Maggiore, Thiene, Valdagno, Brendola, Torrebelvicino.

L’azienda – che ha 1500 km di rete e gestisce 22 Comuni, con 88mila utenti – a giugno scorso è stata ceduta tramite un bando ad Ascopiave. L’azienda trevigiana ha vinto offrendo ai proprietari pubblici – gli 8 Comuni – 21,3 milioni di euro, garantendo allo stesso tempo il futuro del personale della società e assicurando ai proprietari le annualità di canone di quest’anno e del 2018. Ascopiave (che in precedenza aveva acquisito anche Pasubio Servizi, la società commerciale di Pasubio Group) ha inoltre garantito il saldo a breve del 20 per cento del prezzo complessivo pattuito. Cifre importanti: a seconda della quota di partecipazione, a Schio dovrebbero andare 7 milioni di euro, a Thiene e Valdagno 4 milioni, a Malo 2 milioni. Secondo la milanese Rete 2i, però, i criteri adottati dal Comune di Schio per dare i punteggi alle offerte per il bando erano errati: da qui i ricorsi, prima al Tar e poi al Consiglio di Stato.