Terremoto, Diocesi di Vicenza ha raccolto 376 mila euro

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Un crocifisso si erge sulle macerie ad Amatrice (Rieti)

La Diocesi di Vicenza ha reso noto i risultati (ancora provvisori) della colletta straordinaria che si è svolta in tutte le chiese del vicentino lo scorso 4 settembre: la solidarietà delle comunità cristiane vicentine in favore delle popolazioni vittime del terremoto in Centro Italia del 24 agosto scorso: ad oggi sono stati raccolti precisamente 376.358,32 euro, frutto in parte anche di donazioni di privati cittadini. Per volere del Vescovo Beniamino Pizziol in diocesi la colletta si era svolta in anticipo di due settimane rispetto a quella nazionale, proprio per rispondere in modo veloce ai bisogni delle popolazioni coinvolte dal sisma.

Una somma che la Diocesi, attraverso Caritas Vicentina, impiegherà in rete con le altre chiese del Triveneto. Le Caritas diocesane del Nordest (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli) infatti si sono mobilitate fin da subito e quanto raccolto, sulla scorta di un’esperienza ormai ultradecennale, sarà utilizzato seguendo le indicazioni delle Caritas e delle chiese interessate dal sisma, in collaborazione con Caritas Italiana.

Nove le diocesi segnate dal terremoto: Rieti, Ascoli Piceno, Spoleto-Norcia, Macerata, Fermo, Camerino, San Benedetto del Tronto, L’Aquila e Teramo. Su tutto il territorio coinvolto la rete Caritas continua a dare risposte a bisogni immediati con attenzione specifica alle fasce più deboli. L’obiettivo ultimo resta quello di accompagnare i tempi lunghi della ricostruzione materiale e spirituale, della ritessitura di relazioni e comunità, del riassorbimento dei traumi sociali e psicologici, del rilancio delle economie locali.

Lo stile è quello già sperimentato in altri terremoti che hanno colpito il nostro paese in passato, come a L’Aquila e in Emilia. Uno stile di operatività che prevede di restare accanto alle persone colpite dal sisma non con un pacchetto già confezionato di interventi, ma in costante ascolto dei bisogni, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento. Si sta anche valutando come attivare specifici “gemellaggi” e come avviare progetti di ricostruzione e riabilitazione socio-economica.

“Il criterio di suddivisione delle risorse, che in occasione di altre calamità come il terremoto in Abruzzo e quello in Emilia Romagna ha dimostrato di dare i frutti migliori – spiega don Enrico Pajarin, direttore di Caritas Vicentina – è quello che prevede di destinare metà delle risorse ad interventi di emergenza e ricostruzione o consolidamento degli edifici, come ad esempio i centri di comunità, le strutture di aggregazione, gli oratori e le scuole; un quarto dei fondi sarà destinato invece a sostegni economici di diversa natura in favore delle famiglie e delle imprese colpite dal terremoto, ad esempio attraverso il  microcredito; il restante quarto sarà destinato a supportare le situazioni più fragili, come quelle vissute da persone con disabilità, da anziani e da persone straniere prive di riferimenti sul territorio, tutti soggetti che in questi frangenti risultano ulteriormente affaticati”.

Con questa modalità in Abruzzo, ad esempio, le chiese del Triveneto hanno contribuito a costruire una scuola, sei appartamenti per anziani, quattro centri di comunità, a restaurare una canonica e a realizzare un progetto di microcredito. In Emilia, invece, in 14 mesi si sono potuti aprire quattro centri di comunità, ricostruire un teatro parrocchiale, ristrutturare un asilo e coprire per nove mesi  il costo del noleggio di alcuni moduli abitativi per famiglie in attesa di alloggio.

Per favorire questa prossimità fatta anche di presenza fisica e umana (furono ad esempio decine i volontari Caritas presenti all’Aquila nei mesi successivi al terremoto), sono inoltre stati avviati contatti con le diocesi colpite così da avere nel più breve tempo possibile indicazioni operative che permettano di strutturare progetti mirati ed efficaci per le singole comunità e in grado di costruire anche legami significativi, duraturi nel tempo. L’impegno sarà a dare la massima attenzione alle comunità affinché, in questa prova durissima, non si disgreghino.