Ultimi ritocchi per il Podere La Torre, la nuova gemma scledense targata Paolo Trentin

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22 ettari di estensione; tre piscine, un laghetto, un agriturismo con 8 camere; 45 dipendenti di cui 9 giardinieri e 8 cuochi; 1 megawatt di potenza installata, di cui 256 kw solo per la cucina; 12 milioni di euro per la realizzazione. Sono solo alcuni numeri che riguardano il Podere La Torre, il nuovo eden naturale creato da Paolo Trentin che aprirà ai clienti all’inizio del prossimo mese. Cifre che provano, senza successo, a dar la dimensione di un investimento visionario. “E’ una sfida a Schio – dice Trentin – è possibile fare qualcosa di bello anche qui, nella città operaia? Io ci credo”.

Nuovo business
La nuova avventura dell’imprenditore di Pievebelvicino è dunque quasi pronta. Ad inizio ottobre apriranno ufficialmente i cancelli del Podere la Torre, a seguito della festa di inaugurazione. Dopo varie esperienze maturate negli anni, con un mobilificio prima (“aperto personalmente a 18 anni”) e poi la sua ditta di imballaggi, la TRN di Liviera, impresa che dà lavoro a più di 130 persone e negli anni divenuta una dei leader assoluti del settore, il 51enne si lancia ora nel settore del benessere e della ricettività, strizzando l’occhio alla sostenibilità ambientale. E lo fa in grande stile, destinando uno spazio enorme al completo svago della persona.

Il Podere

Una volta entrati nella sterminata proprietà che affianca il quartiere di Poleo l’impressione è quella di non riuscire a capirne bene i confini. Ci vuole tempo, almeno una mezz’ora, per riuscire a dare una collocazione spaziale a tutto quello che si trova nella tenuta. Per far capire la vastità basti pensare che una foto in modalità panoramica non riesce ad abbracciare tutto il Podere. Provare per credere.
Una proprietà enorme il cui centro è idealmente l’agriturismo, dotato di una cucina da far invidia anche ai ristoranti stellati. 256 sono i kilowatt necessari per supportare elettricamente tutto il piano cottura, attorno al quale danzano con perfetta sincronizzazione i cuochi. All’entrata, superata la originale porta in legno del 1860 che ogni giorno gli operai della Lanerossi varcavano per recarsi nella fabbrica di Alessandro Rossi, un meraviglioso ulivo bonsai domina la scena. Legno ovunque e materiale riciclato, dato che tutto dentro è fatto con grande semplicità, nel segno rustico della tradizione veneta. “Tutto made in Italy – assicura Trentin – l’unica cosa che viene dall’estero sono i led. Ho voluto creare una struttura italiana di stampo veneto contadino, ma con attrezzature di ultima generazione”.
A lato dell’agriturismo c’è la Torre, che dà il nome al Podere. “Una struttura che tra qualche mese diventerà una cantina verticale” ha aggiunto Trentin. Si perché tutta la proprietà è pensata in maniera dinamica, per evolversi ogni sei mesi. Per il prossimo inverno sarà installata una piastra di ghiaccio dove poter pattinare. “Se un’attività si ferma è morta – dice con orgoglio – bisogna trattarla come un bambino, continuando a farla crescere, altrimenti si blocca e muore”. E tante altre novità sono previste in futuro.
Dietro al locale poi si estende un appezzamento di vari ettari di vigna, mentre tra Malo, Giavenale e Marano ci sono altri 10 ettari di appezzamento coltivati con alberi da frutto, che riempiranno ben presto le ceste dell’agriturismo.
All’esterno tre piscine di cui una aperta tutto l’anno e un laghetto naturale, alimentato dal ruscello che scende la collina. Un colpo d’occhio che lascia senza fiato, un’oasi di paradiso a due passi da ogni comodità.

Un guanto di sfida
Ma alla fine la domanda più istintiva da fare al proprietario è “perché tutto questo?”, considerando che non può essere per mera imprenditoria, dato che un eventuale rientro dei costi è stato stimato in decine di anni. Ma una risposta univoca non c’è. “In parte per spirito imprenditoriale – spiega Trentin – ma soprattutto per lanciare una sfida a Schio, da sempre operaia e con potenzialità mai espresse. Una città che deve aprirsi al bello e aver coraggio di fare cose come queste”. Un invito dunque a investire su Schio. “Se avessi lasciato in soldi in banca ne avrei giovato solo io – conclude – ho voluto fare qualcosa di bello per me e per la comunità. Chi ha le possibilità di farlo deve dare di più per la collettività. Cerchiamo di lasciare a chi viene dopo qualcosa di meglio di quello che abbiamo trovato”.