Charlie Gard: impossibile il trasferimento a Roma

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Londra rifiuta la proposta dell’Italia di far ricoverare all’ospedale Bambin Gesù di Roma il piccolo Charlie Gard, il bimbo inglese di dieci mesi affetto da una grave e rara malattia e per il quale i medici hanno deciso di staccare la spina contro il volere dei genitori. A riferire la decisione è il ministro britannico Boris Johnson in un colloquio telefonico con il titolare della Farnesina Angelino Alfano. Johnson ha ringraziato e apprezzato l’Italia per l’offerta ma ha spiegato che ragioni legali impediscono alla Gran Bretagna di accoglierla.
L’ospedale pediatrico di Roma dal canto suo si è detto fin dall’inizio disponibile ad accogliere il piccolo e la sua famiglia “Sono stata contattata dalla mamma di Charlie” che “ci ha chiesto di provare a verificare la possibilità che questa cura venga fatta. I nostri medici e scienziati stanno approfondendo la possibilità”. Ma “l’ospedale inglese ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa è un’ulteriore nota triste”. Queste le dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Bambin Gesù Mariella Enoc, che ha confermato quindi il rifiuto di Londra.
E dopo l’appello lanciato dal presidente statunitense Donald Trump, anche la Santa Sede scende in campo in difesa del diritto alla vita e lo fa tramite il segretario di Stato Vaticano, il cardinal Pietro Parolin, che assicura che verrà fatto il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie Gard al Bambino Gesù.
Intanto i genitori sono sempre al capezzale del loro piccolo Charlie e continuano a portare avanti la loro battaglia per non far staccare la spina al figlio e per trovare una cura alla sindrome da deplezione del Dna mitocondriale da cui è affetto e che causa un progressivo deperimento muscolare. Proprio con questo obiettivo sono riusciti a raccogliere 1,3 milioni di sterline per portare Charlie negli USA e sottoporlo ad una terapia sperimentale. E proprio negli Stati Uniti ci sarebbe già un ospedale americano pronto ad accogliere e a sottoporre gratuitamente ad una terapia il piccolo Charlie.