Vendite in nero e frodi all’Iva all’Amg-Artel: la difesa di Filippi all’indagine della Finanza

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E’ la Artel-Amg di San Vito di Leguzzano la “nota azienda” dell’Alto Vicentino al centro del sequestro preventivo di 516 mila euro disposto attraverso la guardia di finanza di Vicenza dal sostituto procuratore Silvia Golin. Il sequestro fa riferimento specificatamente ad Iva non versata e riguarda una vicenda che per l’azienda guidata dall’imprenditore Gianluigi Filippi è iniziata tre anni fa.

Una figura nota, quella di Filippi, 58 anni, di Schio: l’ultima apparizione pubblica a fine novembre all’ospedale di Santorso con il Governatore del Veneto, Luca Zaia nel corso della presentazione di un accordo fra la Regione e un gruppo di imprenditori dell’Alto Vicentino a sostegno di progetti sanitari innovativi. A rappresentare tutto il gruppo di imprenditori, proprio Filippi. La direzione dell’Ulss 4 in una nota di ha marcato le distanze, spiegando in sostanza che la vicenda non tocca la cordata di imprenditori ma “riguarda esclusivamente l’impresa Artel-Amg e il suo titolare e nel merito sarà la magistratura che effettuerà le indagini e le valutazioni di competenza”.

Le contestazioni della polizia tributaria riguardano – secondo una nota della Finanza – la vendita “in nero” di stufe e climatizzatori per oltre 11 milioni di euro, frodi Iva mediante fatture false per quasi 2 milioni di euro emesse da tre società “cartiere” e l’impiego di 18 lavoratori irregolari di cui due completamente “in nero”.

La guardia di finanza a carico di Filippi ha aperto un’inchiesta per i rapporti commerciali con Vincenzo Morabito di Reggio Calabria, indagato in quanto amministratore di tre società: la Fd Elettronics, la Gt Com e la Gisa srl, che per gli agenti della polizia tributaria sarebbero “cartiere”. Indagata anche la compagna di Morabito, Giusi La Rosa.

“La vicenda è iniziata il 13 luglio 2013 con l’ispezione da parte della guardia di finanza – spiega Filippi, che venerdì sera era alla cena aziendale con i 124 dipendenti, cena che a detta dello stesso titolare è stata “guastata” dalle notizie del sequestro – ma con l’Agenzia delle Entrate abbiamo chiuso un accordo nell’agosto 2015: mentre la Finanza mi ha contestato 11 milioni di euro, l’Agenzia ha accettato un accordo per circa un milione in quattro anni. Di questi, 338 riguardano l’Iva non versata. Da dove arrivino i conti fatti dalla Guardia di Finanza, io non l’ho ancora capito. Da allora abbiamo già pagato le prime rate previste dall’accordo con il Fisco. Quanto al giro di fatture false, sono io che stato truffato dalle aziende di Reggio Calabria che hanno comprato merce che dovevano vendere all’estero in esenzione di Iva, ma così non è stato e per la legge vengo considerato complice per quell’Iva non versata. E pensare che ho preso pure una bidonata perché mi hanno pagato una parte della merce, per 200 mila euro, con assegni scoperti! Altro che essere io il truffatore!”.

Filippi racconta anche che il sostituto procuratore Silvia Golin ieri avrebbe già provveduto a sbloccare 338 mila euro relativi all’Iva non versata dai 515 mila del sequestro preventivo.