Centro massaggi nascondeva giro di prostituzione: cinese arrestata grazie alla legge sul caporalato

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Un centro massaggi orientali con i sigilli dei carabinieri nel Vicentino (foto di repertorio)

Il centro massaggi nascondeva lavoro in nero e un giro di prostituzione. E’ quello che hanno appurato i carabinieri coordinati dal sostituto procuratore Claudia Brunino, che giovedì hanno chiuso il cerchio di una importante indagine – durata un mese – sull’attività svolta a Motta di Costabissara dal centro massaggi “Fiori d’Oriente” in via Rovereto.

I carabinieri della Tenenza di Dueville, con la collaborazione dei colleghi colleghi del Nucleo Ispettorato del lavoro di Vicenza e quelli del Nas di Padova, hanno accertato che l’esercizio aveva un giro di clienti di circa 400 persone, che garantiva un guadagno mensile di ben 20 mila euro. I militari hanno constatato un giro di prostituzione che, in condizioni sanitarie decisamente precarie, coinvolgeva almeno due donne cinesi, presenti al momento dell’irruzione dei militari dell’arma.

Le indagini hanno portato al sequestro dell’esercizio, all’arresto di una cittadina cinese di 30 anni, domiciliata a Vicenza, e al rinvenimento e conseguentemente al sequestro di 13 mila euro in contanti, provento dell’attività di prostituzione che avveniva all’interno. Sono state elevate anche sanzioni amministrative per complessivi 9 mila euro.

L’arresto della responsabile del centro massaggi, che in questo caso non si identifica nel titolare dell’attività, è stato reso possibile grazie all’applicazione dell’art. 603 bis del codice penale,  riformato dalla recente normativa di contrasto al fenomeno del caporalato: nel caso specifico, si tratta della prima applicazione di questo articolo in riferimento all’attività di un centri massaggi.