Commercio, rallentano i consumi nel 2016. E chiudono sempre più negozi. I dati di VenetoCongiuntura

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Nessuna boccata di ossigeno dalle vendite natalizie, rallentamento dei consumi, sempre più negozi piccoli che chiudono, con il commercio trainato infatti da supermercati, iper e grandi magazzini, fiducia degli imprenditori in crollo. E’ questa l’istantanea che emerge dall’indagine di VenetoCongiuntura sui dati delle vendite al dettaglio nel quarto trimestre 2016.

Negli ultimi tre mesi dell’anno infatti le vendite al dettaglio hanno evidenziato un aumento del +0,7% rispetto al corrispondente periodo del 2015. Rispetto al trimestre precedente l’indice destagionalizzato ha registrato un +0,9% invertendo il -1,4% del trimestre precedente. Nella media dell’intero 2016 l’incremento è stato del +1,2%, in diminuzione rispetto al ritmo di crescita dello scorso anno (+2,9% nel 2015). La rilevazione trimestrale è realizzata da Unioncamere del Veneto in collaborazione con Confcommercio Veneto e condotta su un campione di 705 imprese con almeno 3 addetti.

“Per quanto leggermente positivi, i dati sulle vendite al dettaglio relativi all’ultimo scorcio dell’anno hanno smorzato la tendenza media del 2016 – commenta Giuseppe Fedalto, presidente di Unioncamere Veneto – soprattutto per quanto riguarda gli esercizi di piccola superficie, che hanno sofferto più degli altri. Nemmeno il periodo natalizio è riuscito a dare uno slancio al trend delle vendite al dettaglio. Intanto continua l’emorragia di esercizi commerciali in Veneto: tra gennaio e dicembre 2016 hanno abbassato la serranda oltre 3.600 negozi mentre le nuove aperture sono state meno di 2.000”.

L’aumento dell’1,2% è insomma imputabile alla variazione positiva del fatturato dei supermercati, ipermercati e grandi magazzini (+1,3%) e dal commercio al dettaglio alimentare (+0,8%), mentre il non alimentare ha segnato una tendenza negativa col -0,3%. Sotto il profilo delle dimensioni, le vendite hanno mostrato performance migliori negli esercizi di media e grande dimensione (+1,1%), mentre quelli di piccole dimensioni hanno registrato una tendenza negativa del -0,5%.

“In un clima in cui soffrono tutti, i più penalizzati sono i negozi dei centri urbani – dichiara il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon –. Tra costi di locazione, che continuano a rimanere alti, e spese di gestione a dir poco impegnative, faticano a tenere il passo. Continua a preoccupare il dato negativo registrato nel settore non alimentare e, come evidenzia l’analisi, le imprese non intravvedono una ripresa nemmeno per quanto riguarda il prossimo trimestre. Per tornare a essere competitivi è indispensabile una seria politica di rigenerazione urbana”.

I prezzi di vendita hanno segnato un lieve aumento (+0,2%), per quanto riguarda i gruppi merceologici, l’aumento ha riguardato il commercio al dettaglio alimentare (+1,2%) e quello non alimentare (+0,7%). Variazione leggermente in calo per supermercati, iper e grandi magazzini (-0,3%).

Gli ordinativi, dopo il +0,6% del trimestre precedente, sono tornati in diminuzione del -1,1%con la media annua rimasta attorno ai valori dello zero (-0,1%), in calo rispetto al +0,7 del 2015. La principale variazione negativa è ascrivibile principalmente alla dinamica del commercio al dettaglio non alimentare (-2,2%), mentre supermercati, iper e grandi magazzini hanno registrato un -0,4%. Unica tendenza positiva quella del commercio al dettaglio alimentare, che segna un +0,4%. L’occupazione ha registrato un aumento del +0,6, confermando la dinamica positiva dello scorso trimestre (+1,6%), ma sono ancora i supermercati, iper e grandi magazzini a sostenere l’occupazione (+1,5%), oltre al commercio al dettaglio alimentare (+1,4%). Al contrario il commercio non alimentare ha segnato un -1%. Le aree di media e grande dimensione sono cresciute del +1%, mentre quelle di piccola superficie hanno una variazione negativa del -0,4%.

Quanto alle previsioni per il futuro, dopo il lieve miglioramento del trimestre precedente, il clima di fiducia degli imprenditori per i prossimi tre mesi torna negativo. Il saldo tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione del volume d’affari crolla infatti a -27,3 punti percentuali (era +1,6% nel trimestre precedente).