Inquinamento da Pfas ai raggi X: nasce la commissione d’inchiesta regionale

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L'area veneta dove la falda è più contaminata

La questione Pfas ai raggi X. Il Consiglio regionale del Veneto, dopo un approfondito dibattito, ha approvato in tarda mattinata ed all’unanimità la proposta di deliberazione che istituisce la commissione d’inchiesta per le acque inquinate del Veneto, in relazione alla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche. Si tratta dei composti utilizzati in numerosi prodotti e applicazioni industriali, dotate di elevata persistenza nell’ambiente ed assorbibili anche da parte dell’organismo umano, in particolare tramite il consumo dell’acqua potabile e di alimenti. In Veneto, secondo le indagini di Arpav, ad originare l’inquinamento negli anni passati sarebbero stati sversamenti da parte dell’azienda chimica di Trissino Miteni. L’area interessata dall’immissione di Pfas nell’ambiente si estende per circa 200 chilometri quadrati, tocca le province di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo e coinvolge circa 350.000 abitanti.

Il Movimento Cinque Stelle, promotore della commissione speciale, commenta: “È la migliore risposta che diamo alle migliaia di persone che ieri hanno marciato a Montecchio Maggiore per chiedere acqua pulita, senza Pfas, e la giusta punizione verso chi ha causato questa emergenza. L’obiettivo di questa commissione è fare luce, chiarezza, per affrontare seriamente il problema Pfas e risolverlo. Chi inquina paga, questo è il motto che muove la nostra azione. Su questo non abbiamo mai fatto, e mai faremo, sconti”.

Secondo gli intenti descritti nella delibera che ne disponeva l’istituzione, “la commissione dovrà attivare celermente la predisposizione e la realizzazione di un piano di monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche in alcuni ambiti del territorio regionale, nonché attivare con urgenza un monitoraggio su alimenti e sugli umani, per capire se esiste una soglia di tossicità conoscendo in primis se e quante di queste sostanze si possono essere insinuate negli animali, nelle coltivazioni, e di conseguenza nell’uomo e se tali quantità siano o no pericolose”.

“La commissione – aggiungono i 5 Stelle – coinvolgerà anche gli uffici interessati sulla questione Pfas: la sezione prevenzione e sanità pubblica, la sezione veterinaria e sicurezza alimentare, il settore promozione e sviluppo igiene sanità pubblica, il dipartimento agricoltura, il settore geologia e georisorse, l’Arpa, il sistema epidemiologico regionale, tutti gli organismi della sanità. E ci sarà anche il coinvolgimento  delle associazioni e comitati dei territori interessati”.

Saluta con favore l’istituzione della commissione anche l’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin “nella certezza – afferma – che il contributo che tale commissione potrà dare sarà sicuramente positivo e complementare a tutto quanto peraltro già realizzato sulla problematica collegata ai Pfas. Si tratta di capire e analizzare un problema complesso, rilevato nel 2013 in molte Regioni d’Italia e che tanta preoccupazione sta creando nella popolazione. Il Veneto è, peraltro, l’unica Regione che si è immediatamente attivata non appena il problema è stato segnalato dallo studio commissionato dal governo, sia sul fronte delle azioni in ambito sanitario che in quello ambientale, mettendo immediatamente in sicurezza le acque potabili e attivando il monitoraggio sanitario della popolazione coinvolta”.

Sull’istituzione della commissione interviene anche l’azienda Miteni che dice di “accogliere con favore” la nascita. “Ogni approfondimento tecnico scientifico sulla reale situazione e sulle cause della presenza dei perfluorurati diffusi in tutto il Veneto e non solo – dichiara l’industria chimica di Trissino – evidenzierà quanto già sostenuto dall’’azienda e confermato dalla sentenza del tribunale superiore delle acque, e cioè che per risolvere il problema dei Pfas a catena lunga si deve intervenire su chi li utilizza. Miteni ne ha cessato la produzione e l’utilizzo da anni”.