Nuovi voucher, per Confindustria saranno escluse 45mila aziende. Dalla Vecchia: “E’ una farsa”

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Laura Dalla Vecchia, vicepresidente Confindustria Vicenza

Confindustria Vicenza prende posizione sulla questione dei “nuovi voucher”. “Chi dice che i voucher, abrogati nel marzo scorso, stanno rientrando tali e quali dalla finestra, è come se facesse finta che quasi 45.000 aziende vicentine non esistessero”. Queste le conclusioni di Laura Dalla Vecchia, vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle relazioni industriali, a seguito dei dati elaborati dall’ufficio studi di Confindustria Vicenza il quale ha calcolato il numero di aziende che non potranno usufruire della nuova disciplina per il lavoro accessorio, normativa che va, di fatto, a sostituire i voucher.

“Mentre i ‘vecchi voucher’ erano validi per tutte le tipologie di aziende e prevedevano sostanzialmente solo dei limiti economici sul singolo rapporto e sul compenso annuo – spiega Carlo Frighetto, responsabile dell’area lavoro, previdenza ed education di Confindustria Vicenza -; la nuova disciplina che regola la prestazione occasionale vale solo per le micro aziende che hanno fino a 5 dipendenti, che non siano agricole, che non siano edili e che non lavorino nell’ambito di un appalto”.

Effettuando un’elaborazione sui dati della Camera di Commercio di Vicenza, l’ufficio studi di Confindustria Vicenza calcola quindi che sicuramente 44.936 aziende beriche risulterebbero escluse dalla possibilità di usufruire della nuova disciplina del lavoro accessorio prevista nel testo dell’emendamento 50/2017. A queste, che rappresentano di gran lunga le imprese che hanno rilevanza da un punto di vista occupazionale, si devono aggiungere anche quelle che lavorano nell’ambito di un appalto le quali, nel calcolo, non sono conteggiate. Per quanto riguarda le aziende manifatturiere e affini, l’ufficio studi stima che solo il 7,2% delle associate Confindustria Vicenza e il 10,1% del totale delle aziende di Vicenza, avrebbero accesso alla disciplina.

“I numeri dimostrano – conclude la vicepresidente Dalla Vecchia – che il paragone con i vecchi voucher non sta in piedi, a parte per chi ne fa un uso puramente demagogico. Premesso che lo strumento dei voucher doveva essere oggetto di revisione per eliminare e prevenire gli abusi, ora vista la limitata applicabilità della nuova disciplina, siamo nella condizione in cui le aziende che potrebbero richiedere delle prestazioni di lavoro accessorio, non hanno uno strumento utile e quindi saranno incentivate a non farlo. Parlo ovviamente delle grandi aziende che danno lavoro a centinaia di migliaia di persone in tutto il paese, ma anche delle numerosissime PMI con 6, 20, 50 dipendenti che sono il cuore del tessuto imprenditoriale italiano. Siamo all’assurdo ideologico se pensiamo che in queste settimane c’è chi chiede ulteriori restrizioni. I voucher, nel 2016, quando erano utilizzabili da tutti, rappresentavano solo l’1% delle ore complessivamente lavorate in Italia. Ora andremo agli ‘zero virgola’ e qualcuno chiede di mettere altri paletti. Per un briciolo di consenso, siamo arrivati alla farsa”.