E’ un 50enne dell’Alto Vicentino l’autore dell’allarme bomba in Tribunale: denunciato

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Carabinieri in Tribunale a Vicenza

E’ stato individuato dai carabinieri di Vicenza l’autore dell’allarme bomba in Tribunale: è stato denunciato  per procurato allarme.

I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale e i loro colleghi delle Compagnie di Vicenza e Schio, a conclusione degli accertamenti avviati il 21 luglio dopo la telefonata anonima che aveva annunciato la presenza di un ordigno presso il Palazzo di Giustizia in Borgo Berga a Vicenza, hanno accertato infatti che l’autore è un pregiudicato autoctono di 50 anni residente nell’Alto Vicentino, che ora è stato deferito in stato di libertà all’autorità giudiziaria per “procurato allarme presso l’Autorità” e “tentata interruzione di un ufficio pubblico“.

L’allarme era scattato intorno alle 12.30, quando una persona aveva effettuato una chiamata anonima al 112 della centrale operativa del Comando provinciale dei carabinieri, comunicando la  presenza di una bomba all’interno del Palazzo di Giustizia di Vicenza. I carabinieri, con la collaborazione di personale della Questura di Vicenza e della polizia locale, avevano quindi provveduto immediatamente all’ispezione di tutti i locali interni e del parcheggio interrato, ma non era stato trovato nulla; le attività del Tribunale peraltro non erano state mai interrotte.

Le successive indagini condotte dai militari dell’Arma, coordinati dal procuratore aggiunto Orietta Canova, hanno consentito dapprima di determinare il luogo dal quale era stata effettuata la chiamata, ossia una cabina telefonica pubblica situata all’interno della sala d’attesa della fermata degli autobus di viale Milano a Vicenza, e successivamente di arrivare all’identificazione, anche grazie all’ausilio di alcune immagini del sistema di videosorveglianza cittadino, del responsabile di un gesto tanto più deprecabile se si considera il periodo di allerta in materia di terrorismo e l’apprensione che simili fatti generare nei cittadini.

Dagli accertamenti dei militari è emersa anche la probabile motivazione del gesto: il 50enne quella mattina si stava recando in Tribunale e probabilmente voleva con il suo gesto sospendere le attività del Palazzo di Giustizia rispetto alla sua posizione.