L’assemblea del Pd proclama Renzi segretario. La sfida: ritrovare l’unità

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L’assemblea nazionale del Pd proclama Matteo Renzi segretario del Partito democratico. Un grande applauso scuote la sala del grande albergo romano, dove sono convenuti i mille delegati, 449 donne e 551 uomini: 700 per Renzi (69,8% del consenso ai gazebo), 212 per Andrea Orlando (20%), 88 per Michele Emiliano (10,8%).
Poi la parola passa a Matteo Renzi: “Straordinaria esperienza di popolo, grazie. Il 7 dicembre mi dimettevo. L’interruzione deve essere una ripartenza. Un popolo che si rimette in gioco e non ha paura di ripartire e ricominciare. Mettendo al centro le persone, una comunità felice di fare il bene dell’Italia”.
E ancora: “Abbiamo assistito a polemiche, litigi, scissioni. Per cinque mesi abbiamo dat l’impressione di essere una comunità in grado solo di litigare. Tradendo il nostro messaggio. Ha vinto il Pd, il Pd che non litiga, ma che non può accettare che tutti sparino contro tutti. la gente vuole che siamo capaci di sogni”. “La parola unità è un valore […] Ma c’è anche bisogno di un impegno tra di noi, non è pensabile che ora cominciamo con il criticarci. Il Pd deve ricominciare sapendo che l’avversario non è il proprio compagno di strada”.
L’ex premier continua: “Dobbiamo tornare più alla gente e combattere per difenderla. Questa deve essere la lettura del risultato referendario, che è in realtà la lettura data da Obama alla sconfitta di Clinton. Da qui dobbiamo ripartire”.
Ma l’unità interna invocata da Renzi potrebbe da subito essere messa a rischio sugli assetti interni: non tanto per la scelta di Maurizio Martina vicesegretario (sembra confermato anche Lorenzo Guerini), ma sulla riconferma di Matteo Orfini alla presidenza. Per Orlando sarebbe auspicabile “un passo indietro rispetto alla scelta compiuta nella prima segreteria, ci vorrebbe un presidente di garanzia”. Per questo il guardasigilli potrebbe astenersi sulle nomine interne, mentre Emiliano, che ha appena battezzato la nuova corrente ‘Fronte Democratico’, potrebbe dare fiducia al segretario”.