La disabilità non ferma i ragazzi del “clan” Agesci. E la route diventa una sfida vinta insieme

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Chi l’ha detto che a un disabile in carrozzina sono vietate le escursioni in montagna, tanto più se durano cinque giorni in tutto? Di certo non uno scout, perché chi segue le orme tracciate da Baden Powell  la parola “impossibile” la rinchiude in un cassetto e si mette in cammino. E infatti il Gruppo Agesci  Sarcedo 1 non si è fermato neanche di fronte alle difficoltà legate dall’avere in gruppo una persona che non può camminare e il Clan Taxidi ha portato in “route” sulle Prealpi bergamasche – ossia in un campo itinerante di più giorni con tanto di zaino, tenda e viveri appresso  – anche Mirko Saugo, capo scout in carrozzina per una forma impegnativa di spina bifida.

La sfida è stata superata grazie ad una particolare carrozzina monoruota. A raccontare come è andata è lo stesso Mirko. “Il Noviziato/Clan del gruppo Agesci Sarcedo 1 raccoglie cinque capi e una quindicina di ragazzi e ragazze fra i 17 e i 20 anni. Quest’anno, visto l’anniversario dei 30 anni di attività del Sarcedo 1, la base del campo era comune per tutti i gruppi a Corna Imagna, sul versante sinistro della Valle Imagna, una trentina di chilometri a nord di Bergamo. Meglio che prima però vi spieghi cos’è una route: è un mettersi letteralmente in cammino, giorno dopo giorno, fermandosi la sera e piantando le tende.  E’ l’esperienza più forte e impegnativa per i ragazzi del Clan. La nostra route ha previsto cinque giorni nelle montagne della zona. La particolarità e la sfida per tutti noi quest’anno è stata ancora più grande: progettarla in modo che potessi partecipare anch’io, paraplegico dalla nascita”.

Chi ha un minimo di dimestichezza con il mondo della montagna e anche con quello della disabilità sa perfettamente che non sono due mondi facilmente coniugabili. “Ci siamo dovuti ingegnare ­– racconta Mirko – per trovare una soluzione alternativa alla classica carrozzina. Ci siamo guardati attorno e abbiamo scoperto che un sistema per superare questa difficoltà c’era: si trattava di una sedia molto particolare, monoruota, adatta a molti percorsi montani. Abbiamo quindi cercato chi potesse possederla e on line siamo venuti in contatto con l’associazione veronese Gabbia-No, che ne aveva una e che ce l’ha fornita per provare questa esperienza”.

“A questo punto – continua ancora Mirko – restava da sistemare tutta la parte legata al percorso. Non è stato facile ma con un lungo lavoro da parte dei ragazzi e dei capi siamo riusciti a trovare molti sentieri che attraversavano la valle Imagna e che si prestavano alla nostra route, che per gli scout del clan rappresenta il culmine delle attività di tutto l’anno”.

Alla fine, la partenza: cinque capi e quindici ragazzi. “Alla partenza ho provato un misto di curiosità e timore, ma mi è passato quasi subito. I ragazzi sono stati fenomenali. C’è stato un grande lavoro di squadra: le due persone che portavano la joelette, questo il nome di questa speciale sedia monoruota, avevano uno zainetto più piccolo e gli altri si sono divisi le loro cose nei rispettivi zaini. Un’altra persona portava sempre con sé il telaio della mia carrozzina e altre due ragazzi le ruote, in modo che nei momenti di pausa potessi gestirmi più agilmente. Di supporto, avevamo poi un altro capo che ci dava la mano portando da una tappa all’altra il materiale più pesante con un furgone. C’è stato davvero un bellissimo clima, ognuno ha collaborato alla grande per l’ottima riuscita della route. E’ stata una settimana molto intensa per tutti perché il caldo pressante ci ha messo a dura prova, ma la soddisfazione di essere riusciti in una piccola impresa resterà nel cuore di tutti noi. E’ stata una tempesta di emozioni. Ho trovato dei giovani quasi adulti in cammino verso un mondo migliore, quello che si stanno preparando con fatica, a volte rabbia, difficoltà e tanta, tanta passione. Ho trovato tante risate, aiuto e voglia di essere uniti per un obiettivo comune. Ho trovato la felicità. E’ proprio vero: niente è impossibile, basta volerlo!”.