Blitz “no Pfas” alla Miteni: indagati 14 attivisti dei centri sociali Arcadia, Bocciodromo e Pedro

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Una delle proteste del 2017, prima dell'effettiva chiusura dello stabilimento

Sono quattordici gli indagati per il blitz messo in atto da alcune associazioni e centri sociali del Veneto alla Miteni di Trissino il 18 marzo scorso.

Quel sabato un gruppo di una trentina di persone con il volto coperto e tute bianche è entrato nello stabilimento chimico sfondando la rete perimetrale e, una volta raggiunto l’interno, alcuni attivisti hanno acceso fumogeni. Prima di andare i manifestanti hanno lasciato striscioni e scritte sull’asfalto per chiarire i motivi della protesta nell’azienda, che secondo Arpav è stata responsabile negli anni passati dello sversamento delle sostanze perfluoroalchiliche. Si tratta dei cosiddetti Pfas che hanno intaccato la falda acquifera tra l’ovest e il basso Vicentino, il basso Veronese e la Bassa Padovana. Le scritte recitavano: “Miteni criminale, l’acqua è un bene comune – Comitato difesa territorio Nord-Est”, “Acqua libera dai Pfas #Vicenza si solleva”, “Sanzioniamo i responsabili del disastro ambientale”, “Chiudere la Miteni” e “Veneto libero dai Pfas”.

Le forze dell’ordine, giunte sul posto quando i dimostranti erano già usciti dalla Miteni, hanno acquisito le immagini dell’impianto di videosorveglianza dell’azienda, ed esaminato oltre a quelle anche i video fatti sul posto. Al termine delle indagini condotte dalla Digos della questura di Vicenza, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria quattordici noti attivisti, membri dei centri sociali Bocciodromo di Vicenza, Arcadia di Schio e Pedro di Padova. Le accuse sono per i reati di violenza privata, violazione di domicilio, imbrattamento e manifestazione senza preavviso.