Pfas, arrivano gli 80 milioni per i nuovi acquedotti. E Miteni fa causa a Mitsubishi

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Acqua da rubinetti (immagine di archivio)

Buone notizie dal ministero dell’Ambiente: il ministro Gian Luca Galletti ha reso noto che sono stati sbloccati gli 80 milioni di euro a disposizione della Regione Veneto (e degli enti gestori della distribuzione di acqua potabile) per realizzare nuovi impianti nell’Ovest Vicentino, Bassa Veronese e Bassa Padovana. In pratica, nuovi acquedotti per portare acqua “pulita” nell’area dei 21 Comuni dove la falda è pesantemente contaminata da Pfas, i composti perfluoroalchilici idrorepellenti usati nell’industria dell’arredo e del vestiario.

La novità è arrivata ieri, nel pieno peraltro di una sorta di “braccio di ferro” fra Roma e Venezia sulla definizione dei limiti da apporre alla concentrazione di Pfas nelle acque potabili: l’amministrazione regionale di Luca Zaia chiede che vengano individuati dei limiti validi per tutta Italia, dal governo è arrivata una risposta negativa in quanto (secondo Roma) la contaminazione sarebbe presente solo in Veneto. La diversità di vedute ha scatenato la polemica: dalla Regione nei giorni scorsi sono state diffuse note con elenchi di molte altre località dove l’inquinamento è presente, sul suolo nazionale.

Intanto, è polemica anche fra la Miteni di Trissino e l’associazione Greenpeace. L’industria chimica indicata da Arpav come al centro del caso Pfas (l’azienda però si difende negando le responsabilità, e citando una sentenza del tribunale superiore delle acque a lei favorevole) è stata tacciata dagli ambientalisti di non essere in grado di pagare i costi delle future bonifiche. Miteni ha replicato con una lunga nota critica, in cui si rende noto fra l’altro – ed è un dettaglio non da poco – che nelle scorse settimane la proprietà dell’industria di Trissino (il colosso chimico Icig) ha avviato una causa contro la vecchia proprietà, Mitsubishi. Secondo Icig infatti nel 2009, quando la fabbrica è stata ceduta, la multinazionale giapponese non ha informato i nuovi acquirenti che erano state fatte una serie di indagini sui terreni dell’azienda, e non le ha rese disponibili.

Di seguito, la nota completa di Miteni Spa:

E’ del tutto falso che la proprietà di Miteni, Icig, abbia come attività l’acquisizione e rivendita di aziende per farne profitto con la cessione. Icig non ha mai venduto nessuna delle società acquisite. Acquisisce, risana e fa crescere le aziende dopo averle salvate spesso dalla chiusura e dal fallimento.

Questo vale anche per Miteni che nel 2009 quando è stata acquistata era in perdita di 4,8 milioni di Euro, questo il motivo per cui è stata venduta da Mitsubishi a un prezzo simbolico. Icig l’ha salvata, ristrutturata e rilanciata mantenendo quasi integralmente i livelli occupazionali che oggi stanno aumentando: 15 nuove assunzioni solo quest’anno.
Non ha alcun fondamento la presunta disponibilità di cassa di 239 milioni di Euro da parte di Icig. Bisogna guardare anche la colonna del debito quando si fanno i conti. Icig ha 181,6 milioni di Euro di debito finanziario e 64,1 di disavanzo commerciale, sembra poco credibile che questo sia sfuggito all’analisi dei dati.

 

Ribadiamo con fermezza che le indagini sui terreni fatte da Mitsubishi non erano a disposizione di Miteni che sta facendo azione legale contro la precedente proprietà. Quei documenti a Trissino non c’erano. Va anche ribadito peraltro che la campagna di ricerca e scavi fatta all’interno dello stabilimento insieme ad Arpav sulla base dell indicazioni del nucleo ecologico dei carabinieri in queste settimane non ha rivelato alcun rifiuto sepolto.
E’ un dato di fatto che l’azienda non produca più Pfas a catena lunga dal 2011, quelli biopersistenti. E’ evidente che più sono giovani le persone che accumulano Pfas nel sangue meno queste sostanze possono provenire da Miteni. L’azienda sta sottraendo Pfas all’ambiente, depurando la falda con performance del 99% e avendo gli scarichi, anche quelli industriali, che rispettano i limiti delle acque potabili.

 

Il tribunale Superiore della acque pubbliche con una sentenza dello scorso gennaio ha indicato che per risolvere il problema Pfas bisogna intervenire su chi li utilizza, e non ha nemmeno citato Miteni. Ha disposto che venga fatto il censimento degli scarichi poiché ci sono decine di industrie che utilizzano e immettono sostanze che Miteni non produce più da anni. Il distretto dell’alto vicentino è simile ad altri distretti industriali con lo stesso problema di presenza di Pfas nelle acque e non si comprende perché nelle altre regioni a inquinare siano le industrie che li impiegano nei processi di lavorazione mentre nel Veneto sia Miteni la responsabile, l’unica azienda sottoposta a controlli rigorosi e certificazioni ambientali.”