Bpvi e i sequestri per 106 milioni “congelati”: scontro fra procura e Gip. La lettera di Cappelleri

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La ex sede della Banca Popolare di Vicenza, in via Btg. Framarin a Vicenza

Il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, ancora a gennaio assieme ai due pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi ha chiesto al Gip (giudice per le indagini preliminari) l’autorizzazione al sequestro di beni per 106 milioni di euro in relazione al reato (ipotizzato) di ostacolo alla vigilanza della Consob, commesso secondo gli inquirenti dagli amministratori della banca negli ultimi anni in cui Gianni Zonin era presidente e Samuele Sorato prima direttore generale, poi amministratore dell’istituto. Ma sulla vicenda è in corso uno scontro interno alla magistratura: da parte del Gip Barbara Maria Trenti è stato infatti accolto il provvedimento di sequestro ma solo in modo “provvisorio”, formula inusuale, e allo stesso tempo è stato chiesto che il troncone dell’inchiesta che riguarda l’ostacolo alla vigilanza (l’altro ramo è per il reato di aggiotaggio) venga trasferito alla procura di Milano, competente (secondo il tribunale) in quanto lì ha sede Consob.

Il fatto ha suscitato aspre critiche da parte di Cappelleri. Il procuratore capo di Vicenza, in una lunga lettera diffusa ai media, rileva che il Gip ha emesso “al contempo il sequestro per così dire provvisorio per l’importo richiesto, emissione che la procura ritiene non prevista tra i poteri di legge del Gip”. In sostanza, la procura ritiene che il decreto d’urgenza del giudice incompetente “si limiti alle sole misure cautelari personali”; sicché il sequestro “come è dato, viene ritenuto vano, anzi controproducente in quanto prevedibilmente subito travolto dalle possibili contestazioni difensive”. In parallelo, contro la decisione del giudice delle indagini preliminari di trasferire parte dell’inchiesta, la procura ha fatto ricorso in Cassazione: spetterà ai giudici della Suprema corte decidere chi ha ragione e chi torto. La stessa procura di Milano, guidata dal procuratore Francesco Greco, di fatto nei giorni scorsi si sarebbe rivolta alla Cassazione perché l’inchiesta non le venga affidata, dichiarando la propria non competenza.

Intanto, secondo il Giornale di Vicenza il maxi-sequestro chiesto dalla procura in realtà avrebbe riguardato solo alcuni degli indagati. E nella fattispecie non la “bestia nera” degli azionisti truffati, cioè l’ex presidente Gianni Zonin. Il sequestro (al momento non attuato, prima della pronuncia della Cassazione) secondo il quotidiano vicentino riguarderebbe infatti solo gli organi interni e le figure che secondo la procura avrebbero attuato nei fatti l’ostacolo alla vigilanza: quindi la banca stessa come persona giuridica, poi l’ex direttore generale Samuele Sorato e l’ex vicedirettore Emanuele Giustini.

Di seguito riportiamo integralmente la lettera del procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri così come pubblicata nelle pagine del Corriere del Veneto :

Le aspettative dell’opinione pubblica sull’indagine che si occupa della irregolarità nella gestione della Banca Popolare di Vicenza, le proteste di lentezza dell’azione giudiziaria, i ripetuti auspici e le lecite aspettative di risultati concreti, insieme alla constatazione di alcune recenti divulgazioni mediatiche non del tutto esatte, rendono opportuna una corretta precisazione sull’attività svolta da questa Procura della Repubblica. Già a gennaio 2017, nei tempi più serrati possibili rispetto ad accertamenti di estrema complessità, la Procura ha chiesto l’adozione di un sequestro a carico della banca e di alcune p.s.i. per un importo pari a circa €.106 milioni, per il concorrente fine di una tutela — pur parziale — delle ragioni dei numerosi danneggiati dai reati perseguiti, secondo come assicurata dall’art.19 D.Lgs. n.231/2001. Il GIP di Vicenza a distanza di circa 4 mesi dalla richiesta ha emesso un decreto che quest’Ufficio considera abnorme e che pertanto è stato già impugnato per Cassazione, ritenendo l’impossibilità giuridica di darvi esecuzione. Il GIP cioè si è dichiarato incompetente in favore dell’A.G. di Milano (rispetto ad uno solo dei capi d’incolpazione, di ostacolo alla vigilanza della CONSOB, unico sul quale però si è basata la domanda cautelare); emettendo al contempo il sequestro per così dire provvisorio per l’importo richiesto, emissione che la Procura ritiene non prevista tra i poteri di legge del GIP (si reputa che la possibilità c.d. d’urgenza del giudice incompetente si limiti alle sole misure cautelari personali — custodia in carcere, ecc; sicché il sequestro, come è dato, viene ritenuto vano, anzi controproducente in quanto prevedibilmente subito travolto dalle possibili contestazioni difensive). Anche sotto un profilo meramente pratico, non è materialmente possibile entro 20 giorni dall’emissione del decreto (come esigerebbe la contestata logica del GIP) eseguire un sequestro di tale portata e trasferire doverosamente gli atti alla indicata Sede competente, in tempo utile perché questa possa a sua volta rinnovare il primo sequestro vicentino, che altrimenti decade. D’altra parte, pur nella ferma convinzione che il GIP abbia errato nella dichiarazione di incompetenza, complicando di fatto l’azione del PM spezzando l’inchiesta tra più sedi; la norma non consente che questa Procura possa impugnare la dichiarazione di incompetenza, sulla quale dovrà prendere posizione l’A.G. destinataria, di Milano. Pertanto quest’Ufficio non può che attendere le risoluzioni che saranno adottate dalla Corte di Cassazione, precisando, quanto al punto relativo alla intempestiva tutela cautelare dei danneggiati, particolarmente sensibile e fatto segno di molte istanze civiche, che la Procura di Vicenza, insieme alla Guardia di Finanza, ha operato con tutta la solerzia possibile. In specie, quanto al tempo impiegato per formulare quella richiesta del sequestro, proprio l’esito nonostante tutto non soddisfacente dal decreto del GIP conferma per paradosso che per presentare una richiesta cautelare era imprescindibile acquisire gli elementi di maggior solidità possibile.

Esprimo convinto rammarico per una inefficacia derivata da grovigli procedurali certamente non plausibili nè comprensibili per il cittadino, tanto più se danneggiato; rispetto al che tuttavia quest’Ufficio non può che esercitare la sua azione nei limiti – evidentemente ardui – consentiti dall’ordinamento. Stante la delicatezza istituzionale della situazione, non saranno rilasciate da parte mia altre e successive dichiarazioni in merito, se non strettamente necessitate da sopravvenienze di speciale rilevanza e di oggettivo e pubblico interesse.
Antonino Cappelleri – Procuratore capo a Vicenza