Cinquemila prodotti sequestrati per sospetti su marchi falsi. Anche occhiali Ray-Ban

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Una fase delle perquisizioni della Guardia di Finanza (archivio)

Un giovane della vallata del Chiampo, residente ad Arzignano ma con magazzino proprio nella cittadina che prende il nome dal torrente, risulta indagato dalla Guardia di finanza del distaccamento Ovest per la commercializzazione di articoli con marchi falsificati. Alcuni dei quali di un certo valore di mercato, come gli occhiali di alta gamma Ray-Ban, importati dall’Estonia e rivenduti in Italia.

Con un giro d’affari da alcune centinaia di migliaia di euro, su cui i finanzieri della sede di Arzignano stanno completando approfondimenti mirati, con la supervisione della Procura di Vicenza che ha autorizzato il sequestro in tutto di 5.263 pezzi trovati nel magazzino gestito da M.D., 29enne vicentino.

Merce che in ipotesi sarebbe stata prodotta in modo illecito, al di fuori dei confini italiani, apponendo marchi e sigle contraffatti ad arte. Ma non abbastanza per gabbare gli occhi “affilati” delle Fiamme Gialle, che hanno chiesto la documentazione commerciale necessaria per verificare che i sospetti siano fondati. Ricettazione, frode e messa in commercio di prodotti con segni falsi sono le accuse imputate al giovane imprenditore arzignanese di residenza, che a quanto pare si avvaleva della collaborazione di amici e parenti in Italia, la madre 53enne in particolare, mentre lui da un anno formalmente aveva preso residenza nell’isola di Malta.

Tra gli articoli commercializzati in tutta Italia dal 29enne attraverso una rete di rivenditori spiccavano gli occhiali Ray-Ban, che come noto rappresentano un accessorio costoso e di marca. Durante un controllo nel Lazio da parte delle Fiamme Gialle locali sarebbe emersa la prima irregolarità, risalendo la filiera fino al magazzino intestato alla parente del grossista vicentino, azionista di una società con base a Tallin in Estonia. Qui è avvenuta una prima perquisizione autorizzata dalla Procura, da cui sono emersi circa 1.500 prodotti posti sotto sequestro per le verifiche.

Il “grosso” della merce, però, era stipata in casa del genitore, L.Z. le iniziali, anch’essa poi indagata al pari del figlio, al momento all’estero e irreperibile. Circa 3.900 gli articoli prelevati e inseriti negli scatoloni con i sigilli della GdF dopo la seconda perquisizione, stavolta domiciliare, conclusa con successo nei giorni scorsi. Serviranno ora delle perizie tecniche accurate per stabilire se effettivamente tutta la merce o parte di essa sia frutto di una produzione illecita, e di conseguenza si trattasse di un traffico lesivo per le aziende titolari del copyright di oggetti e accessori, con un giro d’affari ingente e scambi di portata internazionale.