La croce del Gramolon come “al circo”: stop alle acrobazie e multa da 200 euro

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Un simbolo sacro utilizzato come un attrezzo dove esibirsi in discutibili acrobazie e per farsi ritrarre sui social. Fine della corsa per una moda ritenuta “profanatrice” della croce del Gramolon, che si trova a Crespadoro a quasi 2 mila metri di altitudine, negli ultimi tempi in voga soprattutto tra i giovani amanti della montagna. E, a quanto pare, assai meno rispettosi dei simboli religiosi, utilizzati a mo’ di giostra dei parchi pubblici per farsi immortalare in immagini da diffondere poi su Instagram, Facebook e altri canali social. “Provo un’infinita pena” aveva scritto in merito a una delle tante immagini uscite dal cilindro delle piattaforme web il primo cittadino della piccola realtà dell’Ovest Vicentino.

Un trend che non è piaciuto per nulla nè agli appassionati cultori delle meraviglie delle Piccole Dolomiti che conoscono il Gramolon tra scalate e camminate sulle vette, nè agli amministratori locali. Con il sindaco di Crespadoro Emanuela Dal Cengio in prima linea a promettere, già nei giorni scorsi, misure deterrenti rigorose per chi in futuro trasgredirà le nuove regole da oggi applicabili sulla Catena delle Tre Croci.

Per gli acrobati della domenica, intesi come escursionisti che si arrampicano sulla croce in acciaio esibendosi in pose spesso circensi, tra l’altro con il rischio di farsi male e di attingere quindi a spedizioni di soccorso alpino, scatteranno multe da 200 euro in caso di utilizzo improprio del simbolo di fede cristiana. Chi si prenderà la briga di farle rispettare, a quota 1.814 metri e non certo su una sommità agevole da raggiungere, non è ancora noto, ma l’ordinanza firmata ieri in Comune parla chiaro e sancisce il divieto assoluto, valido per tutti, giovani e non, fenomeni “da circo” compresi.

Altra circa tre metri e mezzo, la struttura a intreccio tubolare in acciaio è stata posata anni fa sulla cima di uno dei monti “dolci” del massiccio utilizzando un elicottero per trasportarla in sicurezza e, poi, installarla dove si trova ora. Ci si arriva affrontando ferrate e sentieri dell’Alta Val Chiampo, solitamente partendo dal Rifugio Bertagnoli fino a raggiungere la vetta del monte Gramolon e ammirare il manufatto che ne è divenuto il simbolo. Oltre ai paesaggi mozzafiato che regala la cima. Un lavoro delicato e insieme impegnativo quello portato a termine a suo tempo, che ha tra l’altro interessato da vicino anche Bepi De Marzi, profondo conoscitore e cantore delle montagne.

La scorsa settimana le foto che iniziavano a girare in rete hanno suscitato un gran polverone, giungendo sotto gli occhi dell’amministrazione comunale guidata da Dal Cengio. “Trovo questa bravata – si legge in un post – per dirla in tono complimentoso, blasfema oltre che irrispettosa per chi ha lavorato e faticato per realizzare e ancorare la croce, unita a una grande dose di assoluto pericolo. Se volevate impressionarci o peggio mostrarvi bravi, posso dirvi che ci fate un’infinita pena”.