Rimane intrappolato nell’abisso Obelix a 250 metri di profondità. Salvato dai soccorsi

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Una fase dei soccorsi ieri sera nell'abisso "Obelix" sull'Altopiano

Scende in una grotta a meno 800 metri di profondità in compagnia di un’amica, ma dall’abisso Obelix – questo il nome dell’anfratto roccioso – sarà solo lei ad uscirne autonomamente. Allarme ieri in serata in Val Ceccona, sull’Altopiano di Asiago, dove in pochi minuti è stata approntata una task force di soccorritori speleologi per trarre in salvo un 49enne di Monteviale, rimasto intrappolato tra pozzi e cunicoli senza alcuna via d’uscita. 

Ieri sera attorno alle 20 il soccorso alpino di Asiago è stato allertato proprio dall’esploratrice riuscita a issarsi fuori dal’abisso. La donna poco prima aveva completato la risalita, senza intoppi particolari. Alla fuoriuscita, però, non ha trovato all’imbocco il compagno che la precedeva nella fase di rientro. Da qui l’immediato allarme. La grotta, che arriva a circa 800 metri di profondità, è nota nell’ambiente speleologico: in costante fase di esplorazione e armata con corde fisse, che vengono recuperate in testa ai pozzi per evitare che si deteriorino nei tratti soggetti a piene.

Proprio da prassi di sicurezza ha determinato la circostanza imprevista che poteva tradursi in dramma. La donna avrebbe superato – senza accorgersene – il compagno di avventura che si era attardato percorrendo una ramificazione alternativa, salvo poi tornare sui suoi passi e riprendere la scalata. Come da accordi, l’esperta speleologa nel frattempo disarmava le necessarie attrezzature per la risalita al suo passaggio, convinta che l’amico la precedesse nel percorso. Una volta che i cunicoli si sono ricongiunti in un’unica via d’uscita, per l’uomo di Monteviale ogni via di fuga rimaneva dunque preclusa, senza possibilità di comunicare con l’esterno.

Arrivati sul posto, una ventina di tecnici speleologici ha fatto il punto ascoltando il resoconto della ragazza. La squadra di primo intervento ha iniziato a scendere mentre una seconda squadra stendeva la linea telefonica per le comunicazioni. Poco prima dell’una il ritrovamento dell’uomo a -250 metri di profondità. Era successo quanto supposto: a una ramificazione a – 400 metri, lui aveva seguito un cordino con nodi, per poi accorgersi che portava a uno stretto cunicolo e ritornando alla via maestra. Lo speleologo era riuscito a progredire di quota, fino a doversi arrendere alla base di un pozzo, in attesa di aiuto.
I soccorritori lo hanno raggiunto trovandolo in sostanziali buone condizioni di salute e hanno provveduto a riscaldarlo, per poi risalire e vedere la luce, anzi, un buio stavolta più rassicurante: quello del cielo nel cuore della notte, intorno alle 2.