Strage di Pennar, “una famiglia chiusa”. La morte risalirebbe alla notte precedente

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Una famiglia riservata, chiusa, che a Mirano (Venezia) aveva scarsi rapporti sociali e non sempre positivi, ad esempio con il vicino di casa con cui condividevano la villetta bifamiliare di via Dante Alighieri. Quella figlia chiusa, fragile, senza un lavoro, che già l’estate scorsa aveva tentato di togliersi la vita. E poi il trasferimento, una decina di mesi fa, nell’appartamento che avevano acquistato in contrada Pennar ad Asiago.

E’ questo il contesto su cui stanno indagando i carabinieri del nucleo investigativo provinciale, guidati dal tenente colonnello Giuseppe Bertoli, dopo il dramma scoperto ieri pomeriggio ad Asiago, in un’abitazione all’interno di un residence in via Pennar 206, dove sono stati trovati i corpi di Italo Marzaro – 85 anni, mediatore immobiliare in pensione –  della moglie Ubaldina Volpato di 83, casalinga, e della figlia 43enne Silvia Marzaro. E’ stato un amico di quest’ultima, di Mirano, ad avvertire la polizia locale: non riuscendo a mettersi in contatto telefonico con la donna, era salito ad Asiago ma dall’appartamento nessuno era andato ad aprirgli quando ha suonato il campanello. Sul posto è quindi arrivata, insieme agli agenti, una squadra dei vigili del fuoco asiaghesi che ha forzato la porta, trovando i tre cadaveri. Sul posto sono quindi giunti anche i carabinieri e il Suem.

I militari dell’arma, coordinati dal pm Hans Roderich Blattner, visto il quadro complessivo nutrono ormai pochi dubbi: sarebbe stata la figlia ad avvelenare con una forte dose di psicofarmaci i genitori, passati dal sonno alla morte senza rendersene conto, per poi togliersi a sua volta la vita. I due anziani sono stati, infatti, trovati sotto le coperte nel loro letto, mentre il corpo della figlia è stato rinvenuto a terra in corridoio, con una ferita alla testa. Si suppone che la donna possa aver assunto a sua volte una dose massiccia di sonniferi e che la ferita possa essere dovuta a una caduta, ma solo l’esame autoptico che verrà eseguito nei prossimi giorni potrà dire con esattezza cosa ha provocato la morte della 43enne e dei genitori, nonché accertare con maggior precisione il momento dei decessi.

Il medico legale non si è sbilanciato con precisione sull’orario, ma la morte sarebbe avvenuta comunque nel corso della notte precedente. In casa, i militari non hanno ritrovato alcuna lettera che spieghi il doppio omicidio e il suicidio. Non è quindi possibile sapere neppure se la scelta della morte possa eventualmente essere stata dai tre condivisa in una disperata decisione di porre fine insieme alla propria esistenza, oppure (ed è più probabile) se la figlia – che a Mirano aveva un compagno da una quindicina di anni, era disoccupata e che già l’estate scorsa aveva tentato il suicidio – abbia in solitudine deciso di farla finita, portando con s’è nella sua scelta disperata i due anziani genitori.

“Li vedevo qualche volta camminare insieme qui in contrada – racconta Johnny Carli, che risiede in zona – erano una coppia tranquilla, abbastanza riservata. La figlia qui in Altopiano si vedeva più raramente. Un dramma che lascia senza parole”.