Un milione di euro in contanti finisce “tritato”. Era custodito in una vecchia fotocopiatrice

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Un esempio di macchinario tritatutto, capace di distruggere anche un'automobile

Centinaia di banconote finite in cenere o, per essere più precisi, a brandelli. Per errore. A quanto pare per un ammontare vicino se non superiore al un milione di euro. Senza alcun proprietario a reclamarlo, almeno per ora. E’ una vicenda che ha davvero dell’incredibile quella che viene raccontata oggi da un ampio servizio sul Giornale di Vicenza, che avrebbe come scenario un’azienda di Romano d’Ezzelino specializzata nello smaltimento di rifiuti e in particolare di elettrodomestici. Abituata a ricevere container di materiali e dispositivi da vari ecocentri del Veneto, per poi smistarli verso il macchinario “tritatutto”.

All’interno di uno dei contenitori si trovava nei giorni scorso una vecchia fotocopiatrice ormai in disuso, buttata da chissà chi e chissà quando. Si trattava in realtà di una sorta di “scrigno” con un tesoro nascosto al suo interno, in gran segreto. Mazzette di denaro viste dagli operatori solo quando oramai era tardi per recuperarle senza rischiare di lasciarci una mano, una volta che la macchina per le fotocopie veniva “stritolata”.

Tantissime le banconote finite al macero fino a raggiungere, carta su carta ma in questo caso con la filigrana, la ragguardevole cifra milionaria. I soldi in valuta corrente sarebbero stati riposti nei vani per le risme di carta, certamente all’insaputa di chi ha deciso di disfarsi dell’ingombrante apparecchio senza sapere quale fortuna si trovasse al suo interno. Tra i dipendenti e gli amministratori della Sea di Romano d’Ezzelino, nei giorni scorsi dopo le dovute verifiche, non è rimasto con un pugno di brandelli di carta in mano. Riconoscibili in pezzi di banconote da 200 e 500 euro, per una quantità impossibile da determinare con certezza ma sulla cui stima da un milione di euro ci sarebbe convergenza di opinioni.

Sembra che il container con all’interno quello che viene catalogato come un rifiuto speciale provenisse da un comune dell’Altovicentino, ma non sarà facile risalire con precisione a chi appartenesse. Di sicuro, gli ex legittimi proprietari – o i loro eredi – non potranno in alcun modo rivalersi o tentare di recuperare nemmeno una parte dell’ingente somma di denaro, distrutta e perduta per sempre dopo essere stata fagocitata dai rulli meccanici del tritatutto in dotazione all’azienda specializzata.

Come noto, infatti, una volta scaricati in un centro di raccolta pubblico, gli scarti di famiglie o aziende diventano di proprietà di chi se ne fa carico per lo smaltimento e, in questo caso, ceduti per contratto alla ditta incaricata della distruzione. Qualcuno si sarebbe fatto vivo, per chiedere della fotocopiatrice, come si legge nell’articolo sopracitato, ma ormai troppo tardi. Rimane comunque, ad oggi, uno sconosciuto, e che con ogni probabilità si guarderà bene dal rivelare la propria identità per evitare la beffa della derisione, oltra al grave danno economico già “smaltito”.