Indi Gregory: la Corte inglese respinge l’appello dei genitori, per la bimba non c’è più niente da fare

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L'ospedale romano attraverso i canali politici italiani aveva tentato di accogliere la piccola Indi

Alla fine, la Corte inglese ha respinto l’appello dei genitori di Indi Gregory: la bimba di 8 mesi affetta da una grave patologia genetica. Il papà e la mamma della piccola si erano opposti al distacco delle macchine che la tengono in vita. Pertanto, la sospensione dei supporti vitali è stata fissata per oggi, sabato 11 novembre. Indi verrà trasferita in un hospice; i genitori avevano chiesto che fosse estubata a casa.

Il disperato intervento italiano. Sul caso erano intervenute, infatti, le nostre istituzioni conferendo la cittadinanza italiana alla bambina. Mentre, l’ospedale pediatrico capitolino Bambino Gesù aveva dato la sua disponibilità ad accogliere la paziente. Svaniscono così le residue speranze della famiglia della bimba; la decisione dei giudici inglesi è confermata.

Il triste annuncio è arrivato da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e dall’avvocato Simone Pillon, che seguono dal lato italiano la vicenda, in contatto con i legali inglesi e la famiglia della piccola. Il giudice inglese Peter Jackson è stato critico per l’intervento italiano dicendo: “Non rientra nello spirito della Convenzione dell’Aia”. La Corte ha inoltre precisato: “I tribunali inglesi sono nella posizione migliore per valutare l’interesse superiore della bambina, quindi non è necessario un tribunale italiano”.

La lettera della premier Giorgia Meloni per il trasferimento in Italia della bambina. Ricordiamo che giovedì la presidente del Consiglio aveva scritto una lettera alle autorità inglesi affinché, in base alla Convenzione dell’Aja per la protezione dei minori (in particolare all’articolo 32 paragrafo 1 lettera b), potessero essere sensibilizzate le autorità giudiziarie per rendere possibile il trasferimento di Indi.

Le parole della Presidente del Consiglio. Giorgia Meloni aveva detto: “Il protocollo proposto dall’ospedale Bambino Gesù di Roma per Indi Gregory, prevede l’applicazione di uno stent all’efflusso del ventricolo destro per la gestione della condizione cardiologica e trattamenti sperimentali per l’aciduria idrossiglutarica D2,L2  e durante l’attuazione di questi trattamenti, l’ospedale ha assicurato che alla bambina sarà garantita la completa assenza di dolore e la fornitura di sistemi di ventilazione che ridurranno al minimo indispensabile ogni disagio”.

L’articolo della Convenzione dell’Aia. Nello specifico, l’articolo 32 paragrafo 1 lettera b recita: “Su richiesta motivata dell’Autorità centrale o di un’altra autorità competente di uno Stato contraente con il quale il minore abbia uno stretto legame, l’Autorità centrale dello Stato contraente in cui il minore ha la sua residenza abituale e in cui si trova, potrà chiedere all’autorità competente del suo Stato di esaminare l’opportunità di adottare misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore”. Purtroppo non c’è più niente da fare per la povera Indi.