Mafia, il boss Graviano: vidi Berlusconi tre volte da latitante

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Si è trincerato per vent’anni dietro il più assoluto silenzio. Ora, il boss mafioso Giuseppe Graviano è un fiume in piena. “Da latitante ho incontrato Berlusconi almeno per tre volte” confessa l’uomo della stagione delle stragi ascoltato al processo “Ndrangheta stragista”, in cui è imputato, a Reggio Calabria, parlando nel dettaglio dei rapporti che storicamente legano la sua famiglia al leader di Forza Italia.

L’ultimo incontro risale al dicembre del 1993, poche settimane prima dell’arresto del boss di Cosa nostra e della discesa in campo del futuro presidente del consiglio. In quell’occasione, dice sempre il padrino, “con Berlusconi abbiamo cenato insieme. È accaduto a Milano 3 in un appartamento”. All’imprenditore di Arcore, sostiene Graviano, erano finiti i soldi di suo nonno e di altri personaggi che negli anni ’70 avevano investito nell’edilizia in Nord Italia.

Dichiarazioni prontamente smentite dal legale di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, che in una nota scrive: “Le dichiarazioni rese quest’oggi da Giuseppe Graviano sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie“. “Si osservi – prosegue – che Graviano nega ogni sua responsabilità pur a fronte di molteplici sentenze passate in giudicato che lo hanno condannato a plurimi ergastoli per gravissimi delitti”.

“Dopo 26 anni ininterrotti di carcerazione – aggiunge l’avvocato dell’ex premier – improvvisamente il signor Graviano rende dichiarazioni chiaramente finalizzate ad ottenere benefici processuali o carcerari inventando incontri, cifre ed episodi inverosimili ed inveritieri. Si comprende, fra l’altro, perfettamente l’astio profondo nei confronti del Presidente Berlusconi per tutte le leggi promulgate dai suoi governi proprio contro la mafia. Ovviamente saranno esperite tutte le azioni del caso avanti l’autorità giudiziaria”.