Rientro a scuola: per il Cts le superiori possono tornare in presenza fino al 75%

Foto Facebook Coordinamento Studentesco Altovicentino
Il tema della riapertura delle scuole resta ancora in sospeso. Gli studenti delle superiori sarebbero dovuti tornare in presenza almeno al 50% già lo scorso 11 gennaio, ma una serie di ordinanze regionali hanno posticipato il rientro in classe. Ora però la riapertura delle scuole deve fare i conti anche con il ritorno in “zona rossa” di Lombardia, Sicilia e della provincia autonoma di Bolzano.

Il ministro della Salute Speranza per dirimere il nodo, ha convocato questa mattina una riunione urgente con il Cts. Secondo il parere del Comitato tecnico scientifico, le scuole superiori possono tornare in presenza nella misura del 50% e fino al 75%, “in coerenza” con quanto già previsto dal Dpcm del 15 gennaio.

Non solo: oltre alla necessità di riaprire, il Cts ha indicato che se per qualche motivo legato alla contingenza i presidenti di Regione optassero per una scelta diversa, “dovranno assumersi la responsabilità politica delle loro decisioni”.

Dopo continui tira e molla, lunedì 18 gennaio, torneranno in classe gli studenti delle scuole superiori di quattro Regioni italiane: Lazio, Piemonte, Molise ed Emilia Romagna. Il presidente di quest’ultima Regione, Stefano Bonaccini in un lungo post, non manca di esprimere perplessità sulla “situazione di incertezza” che aleggia sulla scuola alla luce della parole del Comitato Tecnico Scientifico che, stamane, ha dato parere positivo sul ritorno in classe per gli studenti superiori. “Oggi il consulente del ministero della Salute ha evocato la necessità di un lockdown generalizzato. Sempre oggi, però, il Cts si è riunito per spiegarci che le sue stesse valutazioni di qualche mese fa sull’incompatibilità della scuola in presenza per la zona gialla sono superate e che la didattica in presenza ora è addirittura compatibile con la zona arancione”

“Ho rispetto della scienza e ho rispetto delle sentenze – continua Bonaccini-. Quindi, come ho detto, da domani anche i ragazzi delle scuole secondarie superiori dell’Emilia-Romagna torneranno in presenza almeno al 50%. Non ho alcuna intenzione di accrescere il caos. Il fatto poi che avremo Regioni in zona gialla con la didattica a distanza anche per le scuole elementari e Regioni in zona arancione con la didattica in presenza anche per le scuole superiori è una contraddizione che non spetta a me risolvere. Ci penserà il Governo, quando riterrà”.

La didattica in presenza, secondo l’ultimo Dpcm, dovrà essere garantita “almeno al 50% e fino ad un massimo del 75% della popolazione studentesca”. Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana e Abruzzo sono già partite o giovedì 7 o lunedì 11. La Campania riporterà in classe solo la terza elementare (ci sono già infanzia, prima e seconda). Per le altre è previsto un rientro tra lunedì 25 gennaio e lunedì 1 febbraio.

“L’esigenza di tornare a scuola c’è e questo è fuori discussione”, ha dichiarato all’AGI Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale presidi, “deve essere però valutato bene l’aspetto della sicurezza. Per questo motivo negli ultimi giorni, c’è stata molta attenzione sul servizio dei trasporti. Io mi auguro che questa riapertura sia duratura e che nell’immediato futuro scompaiano anche tutti quei comportamenti scorretti che nelle settimane prima di Natale hanno contribuito a far risalire la curva dei contagi. Altrimenti saremo costretti a tornare alla didattica a distanza”.

A preoccupa però c’è il caso Veneto. Sono infatti circa 200 le classi scolastiche di elementari e medie sottoposte a quarantena per la positività di uno o più studenti. E’ l’effetto, a 10 giorni dalle vacanze di Natale, dell’ordinanza della Regione che ha cambiato la gestione dei casi positivi a scuola, obbligando all’isolamento le intere classi, in caso anche di un solo contagio. Con la procedura precedente, in caso di positività, tutta la classe veniva sottoposta ai tamponi, e se gli alunni risultavano tutti negativi potevano riprendere le lezioni. La nuova ordinanza è stata spiegata con la necessità di fermare il rischio focolai negli istituti. In Veneto la provincia di Padova è quella con il maggior numero di classi in quarantena, circa una settantina.