Guerra commerciale, ira dell’Ue contro gli Usa: Nuovi dazi minano il dialogo, reagiremo

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Denaro (foto d'archivio)

Dura reazione dell’Ue per l’aumento annunciato dei dazi statunitensi sulle importazioni di acciaio dal 25% al 50%. La Commissione europea esprime “profondo rammarico” e parla di “decisione che aggiunge ulteriore incertezza all’economia globale e aumenta i costi per i consumatori e le imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico”. Bruxelles fa sapere dunque di essere pronta alle “contromisure esistenti e quelle ampliate entreranno automaticamente in vigore il 14 luglio, o anche prima, se le circostanze lo richiederanno”.

Solo a metà settimana, un funzionario vicino al commissario europeo Maros Sefcovic sollevava preoccupazioni a proposito della compromissione dei dialoghi, “la sensazione che tutto possa saltare da un momento all’altro – diceva – non è mai davvero svanita”. È così è stato. La nuova stangata annunciata dal presidente Usa è una profezia che si autoavvera: da mercoledì 4 giugno Donald Trump aumenterà i dazi su alluminio e acciaio dal 25 al 50%. Una mossa che riporta la tensione sull’asse Bruxelles-Washington alle stelle, avvicinando inesorabilmente il punto di rottura politico economico.

E così, davanti a negoziati già di per sé fragili e che ora rischiano di saltare del tutto, la Commissione europea assume una dura posizione e gonfia il petto davanti al gioco degli Usa: si dice pronta a sfoderare le contromisure finora messe in stand-by, “anche prima” del termine della moratoria, fissato per la metà di luglio. Una minaccia esplicita – rafforzata dall’incognita giudiziaria che oltreoceano grava sulla politica tariffaria del tycoon – evocata alla vigilia di una settimana cruciale di colloqui a Parigi, in occasione della ministeriale Ocse, ultimo snodo prima degli appuntamenti di giugno tra i leader.

Solo una settimana fa una telefonata tra Ursula von der Leyen e Trump aveva lasciato aperti spiragli su un accordo ragionevole, alimentando le speranze europee di segnali di distensione da parte Washington. Speranze che, come si sono riaccese si sono anche rapidamente smorzate. L’annuncio del capo della Casa Bianca di aumentare la pressione sui settori in questione – acciaio e alluminio – rimasti fuori dal perimetro della Corte statunitense allontana di fatto l’obiettivo “dazi zero” sui beni industriali tanto inseguito da Bruxelles. E “mina” inderogabilmente nelle parole dell’esecutivo europeo un negoziato già in balia di scosse e contraccolpi, aprendo la strada alla spirale delle ritorsioni.

Il primo pacchetto di contromisure Ue sui simboli del made in Usa è già pronto a tornare in vigore. Il secondo, ancora più corposo, è nella fase finale di consultazione. Se la crisi dovesse aggravarsi facendo sfumare l’intesa, ha tuonato la Commissione, le misure difensive saranno attuate a stretto giro, senza attendere i termini concordati. Questo a “tutela di consumatori, lavoratori e imprese“, precisa la Commissione europea.

Nel cassetto ci sono anche strumenti più pesanti: possibili sanzioni alle big tech e armi anti-coercizione per difendere i valori Ue, con paletti rossi su autonomia sull’Iva, norme sanitarie e antitrust. Una linea dura sostenuta con convinzione dalla Francia di Emmanuel Macron e dal Parlamento europeo, dove il presidente della commissione Commercio, il socialista tedesco Bernd Lange, ha sollecitato un’azione “immediata” in risposta ai dazi del 4 giugno.

Tra le opzioni negoziali ancora sul tavolo c’è l’offerta da parte dell’Ue di comprare più gnl, armi e soia dagli Stati Uniti. A rafforzare la linea diplomatica ci sarà anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz, atteso giovedì alla Casa Bianca per la sua prima visita ufficiale da capo del governo. Berlino, insieme a Roma, continua a spingere per la via del dialogo, alla ricerca di margini per raffreddare le tensioni e trovare l’intesa prima che la finestra negoziale si chiuda.