Pil italiano in picchiata: nuova tegola da parte della Commissione europea

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Nuova tegola per l’economia italiana con un taglio clamoroso in arrivo dalla Commissione Europea, addirittura sotto le previsioni da poco rilasciate da Bankitalia e Fmi e che già hanno sollevato un vespaio di polemiche. La Commissione infatti si appresta a rivedere le stime di crescita dell’Italia per il 2019, con una sforbiciata rispetto alla sua ultima previsione sul Pil di novembre dell’1,2% e a quella inserita dal Governo in manovra pari all’1%. Il Pil 2019 del nostro Paese dovrebbe essere rivisto a 0,2%. Un dato, precisano fonti europee, che tiene in considerazione anche gli effetti della manovra varata a dicembre.

I numeri sulla crescita italiana sono dunque stati ridimensionati un po’ da tutti i previsori. Soprattutto la dinamica negativa certificata dall’Istat per il secondo semestre 2018, alla quale si sommano indicatori di previsione – come gli indici Pmi – sulle prospettive dell’attività manifatturiera in contrazione, lascia una scarsa eredità all’anno in corso e fa presumere la necessità di una crescita assai elevata nei prossimi periodi dell’anno per centrare le stime del governo.

Se la revisione fosse confermata e soprattutto il tasso di crescita durante l’anno si rivelasse tale, si aprirebbero problemi anche per il rispetto dei parametri delle finanze pubbliche. Per quanto il ministro Tria abbia più volte ricordato come l’accordo con la Ue per evitare la procedura di deficit riguardi il disavanzo strutturale, che non tiene conto della contingenza economica, soltanto pochi giorni fa l’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica guidato da Carlo Cottarelli stimava come il debito/Pil rischi di salire, invece che scendere seppur di poco, come promesso all’Unione.

Intanto la Commissione europea, applicando il regolamento Ue sulle concentrazioni, ha bocciato l’acquisizione di Alstom da parte di Siemens. Lo annuncia una nota di Bruxelles, precisando che l’operazione “avrebbe danneggiato la concorrenza nei mercati dei sistemi di segnalazione e dei treni ad altissima velocità”. Le due parti, conclude la Commissione, non hanno proposto rimedi sufficienti a superare questo genere di preoccupazioni, in particolare al pericolo di prezzi più elevati per i sistemi di segnalazione che garantiscono la sicurezza dei passeggeri e per le generazioni future di treni ad altissima velocità.