Sesto giorno di guerra in Ucraina: dopo il primo round di colloqui, a Kiev risuonano le sirene

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Sesto giorno di guerra in Ucraina. Dopo il primo round di colloqui, a Kiev risuonano le sirene dell’allarme bomba, dopo una notte relativamente tranquilla rispetto ai giorni scorsi, mentre la città di Kharkiv è nuovamente sotto attacco dopo che gli ultimi bombardamenti hanno ucciso decine di civili, tra cui almeno 16 bambini. Secondo Kiev l’obiettivo era uccidere il governatore di Kharkiv e la squadra che con lui, guida la difesa della città.

Intanto dalle immagini satellitari si vedono le forze russe che puntano verso Kiev con un convoglio di mezzi militari lungo oltre 60 chilometri, mentre il governo ucraino denuncia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che Mosca commette crimini di guerra nel Paese.

Le parole di Zelenski: “Uno stato che commette crimini di guerra contro i civili non può essere membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu” ha detto il presidente ucraino chiedendo l’esclusione di Mosca dall’esecutivo Onu, dove siede come membro permanente con diritto di veto. “Questa è l’Ucraina. Questa è l’Europa. Questo è il 2022. Il male, armato di missili, bombe e artiglieria, deve essere fermato immediatamente. Distrutto economicamente. Per dimostrare che l’umanità può difendersi”, ha aggiunto Zelensky, che ha chiesto alla comunità internazionale di considerare il blocco completo dello spazio aereo per missili, aerei ed elicotteri russi.

Registrata la candidatura dell’Ucraina per l’adesione all’Ue. Ad annunciarlo il rappresentante ucraino presso l’Ue Vsevolod Chentsov : “la domanda, firmata dal presidente Zelenski, è stata consegnata al rappresentante permanente della Francia attuale presidente di turno. Il processo è stato avviato”, spiega Kiev. Ma Bruxelles frena: “si tratta di una procedura lunga e complessa”. Sostegno invece da parte della Romania che sollecita l’entrata nell’Ue anche di Moldavia e Georgia.

Dal 2013 il sangue versato dall’Ucraina per entrare in Europa. Sono ancora vive nella mente le vittime di Euromaidan, le violente manifestazioni pro-Europa, iniziate in Ucraina nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013, all’indomani della sospensione da parte del governo del filo-russo Viktor Janukovyč, dell’accordo di libero scambio con l’Europa. Le proteste sfociarono nella rivoluzione ucraina del 2014 , con la fuga e la messa in stato di accusa dell’allora presidente ucraino e la dissoluzione delle Berkut, le ex unità antisommossa della polizia ucraina, colpevoli tra l’altro, di aver sparato sui propri concittadini durante pacifiche manifestazioni.

Le parole di Draghi al Senato: “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire e l’Italia non intende voltarsi dall’altra parte. E’ necessario procedere spediti sul cammino della difesa comune”, ha aggiunto il presidente del Consiglio, che ha parlato anche di accoglienza, degli aiuti predisposti dall’Italia e dell’inevitabile aumento del prezzo dell’energia.