Ucraina, dopo 24 giorni 112 bambini morti. Lukashenko: “guerra potrebbe finire” grazie agli Usa

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Ventiquattro giorni di guerra in Ucraina e 112 bambini morti. E’ questo l’attuale triste bilancio della guerra lanciata da Putin contro Kiev a cui vanno aggiunti i 140 bambini rimasti feriti nei bombardamenti. Almeno 45 invece i morti nell’attacco avvenuto ieri contro una base militare a Mykolaiv. Una strategia quella russa che mirerebbe a replicare lo scenario siriano dove i veri obiettivi degli attacchi, sono i civili piuttosto che i militari. Ne è convinto il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podoliak, secondo quanto riportato dalla stampa ucraina. Secondo Podoliak, le forze russe utilizzano la tattica di “circondare grandi città e attaccarle con missili da crociera e bombe aeree per creare enclave umanitarie”.

Del resto la stessa Mosca ha confermato l’utilizzo di missili ipersonici Kinzhal, per distruggere un grande magazzino sotterraneo di missili e munizioni aeronautiche delle truppe ucraine nel villaggio di Delyatyn, nella regione di Ivano-Frankivsk. Secondo il rappresentante ufficiale del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, questi missili sono capaci di raggiungere una velocità superiore almeno cinque volte a quella del suono e sono considerati una delle più importanti novità tecnologiche nel campo degli armamenti.

Intorno alle 11:30 locali le sirene hanno risuonato a Leopoli. Dagli altoparlanti installati in tutta la città le autorità militari ucraine hanno esortato i cittadini e i volontari arrivati da tutto il mondo, a recarsi nei rifugi. L’allarme è poi rientrato dopo una mezz’ora e al momento non si hanno notizie di esplosioni o di bombardamenti. In una situazione completamente irreale le strade sono tornate a popolarsi come niente fosse successo e le attività della città proseguono regolarmente.

Mosca minaccia Roma: “per l’Italia conseguenze irreversibili”. “Le sanzioni non sono una nostra scelta. Non vorremmo che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la “totale guerra finanziaria ed economica” alla Russia, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili”. Sono le parole pronunciate da Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo e riportate dall’agenzia Ria Novosti “Ci aspettiamo che a Roma, come in altre capitali europee, tornino comunque in sé, ricordino gli interessi profondi dei loro popoli, le costanti pacifiche e rispettose delle loro aspirazioni di politica estera”.

Mosca non lancia minacce a caso, perché conosce la forte dipendenza del nostro Paese da Russia ed Ucraina per diversi settori, che vanno dai metalli ferrosi ai fertilizzanti, passando per il grano. Una dipendenza che mette “a rischio la catena degli approvvigionamenti del nostro Paese, e non è facile andare su altri Paesi a recuperare queste forniture”, ha dichiarato il direttore generale dell’Agenzia Ice, Roberto Luongo, a margine di un’evento ad Expo 2020 Dubai. tuttavia, ha aggiunto: “lavoreremo molto sui mercati internazionali per andare a scovare dove andare a recuperare altri approvvigionamenti”.

La Bielorussia ribadisce: “Non saremo coinvolti in questa guerra”. A rimarcare la posizione del suo Paese è stato il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko intervistato dalla tv giapponese ‘Tbs’. “Faremo tutto il possibile per porre fine a questa guerra. Nessuno ci chiede di prendere parte direttamente all’operazione delle truppe russe. Ne ho parlato di recente. Non saremo in grado di aggiungere nulla a questa operazione in Russia. Hanno abbastanza truppe, hanno abbastanza equipaggiamento”, ha aggiunto Lukashenko.

Lukashenko: “La guerra potrebbe finire molto rapidamente” grazie agli Usa. Se” il presidente degli Stati Uniti Joe Biden chiamerà il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky”, ma “probabilmente non chiamerà. Perché la situazione che si sta sviluppando in Ucraina è molto vantaggiosa per gli americani”. Per Lukashenko, infatti, “Zelensky riceve istruzioni dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e dal primo ministro britannico Boris Johnson”.