Venezuela: Juan Guaidò si autoproclama presidente ed è caos

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Tensione altissima in Venezuela. Il giovane Juan Guaidó, leader dell’Assemblea nazionale, si è autoproclamato presidente “pro tempore” del Paese, promettendo elezioni libere e ottenendo il riconoscimento degli Stati Uniti, del Canada, del Cile e di diversi altri Paesi, ma Maduro non molla e su Twitter lancia un appello: “Il popolo agguerrito e combattente rimanga in allerta, pronto alla mobilitazione per difendere la patria. Nessun colpo di stato, nessun interventismo – conclude Maduro – il Venezuela vuole la pace”.

In un nota, Trump ha spiegato: “Nel suo ruolo di unica branca legittima del governo debitamente eletto dal popolo venezuelano, l’Assemblea nazionale ha invocato la Costituzione del Paese per dichiarare illegittimo Nicolas Maduro. Il suo incarico, dunque, è vacante. Il popolo del Venezuela ha coraggiosamente detto la sua contro Maduro e il suo regime. Ha chiesto la libertà e uno Stato di diritto”. Il presidente ha quindi promesso che l’amministrazione statunitense continuerà a usare appieno il peso del potere economico e diplomatico degli Stati Uniti per “spingere per il ripristino della democrazia venezuelana”.

Intanto tra ieri e l’altro ieri sono stati 14 i morti, di cui nove mercoledì e cinque martedì, nella repressione messa in atto dalla polizia e dai militari contro le proteste antigovernative in Venezuela.Lo riferisce l’Ong Observatorio Venezolano de Conflictos Sociales y de Provea su twitter. Dall’inizio delle proteste contro Nicolas Maduro, lunedì scorso, sono stati 218 i manifestanti arrestati, secondo quanto riporta El Mundo.Il bilancio dei morti rischia di crescere perché si temono nuovi scontri.Centinaia i feriti.

Per reazione Nicolas Maduro ha interrotto le relazioni diplomatiche e commerciali “con il governo imperialista di Washington” ed ha aggiunto: “Ci difenderemo ad ogni costo. Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, solo la gente ci può portare via”. Poi, in un tweet, ha lanciato un appello affinché il popolo “agguerrito e combattente” rimanga in allerta, pronto alla mobilitazione per difendere la patria. Al fianco di Maduro si sono schierati la Bolivia e il Messico.

Juan Guaidó ha invece chiesto alle missioni diplomatiche presenti a Caracas di restare nel Paese sudamericano. “In virtù dei poteri conferitimi dalla Costituzione, comunico a tutti i capi delle missioni diplomatiche e al loro personale accreditato in Venezuela che lo stato venezuelano desidera fortemente mantenere la loro presenza diplomatica nel nostro paese”, ha detto. Un invito accolto dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo: “Gli Stati Uniti – ha detto – non ritireranno i propri diplomatici da Caracas, come chiesto da Maduro, perché non lo riconoscono come legittimo presidente e quindi non considerano che abbia l’autorità legale per rompere le relazioni diplomatiche con gli Usa”.

Per l’Ue ha parlato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: “L’Ue sia unita in sostegno della democrazia. Spero che tutta l’Europa si unisca nel sostegno alle forze democratiche in Venezuela. A differenza di Maduro, l’Assemblea parlamentare, incluso Guaidó, ha un mandato democratico dai cittadini venezuelani”.