Week end di ricerche senza esito: Gianni Sadocco rimane disperso. Ora il maltempo

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Immagine di repertorio di un intervento di soccorso in montagna

Previsioni del tempo alla mano, tra sabato e domenica si è dato il massimo impulso possibile nelle ricerche di Gianni Sadocco, il 62enne di Monselice partito da casa giovedì per raggiungere la Valdastico senza far più ritorno dalla famiglia. Esperto di montagna, è stato avvistato l’ultima volta la mattinata del 12 novembre al Passo della Borcola, quando ha parcheggiato la sua auto a margine della strada principale, proprio sul confine tra Veneto e Trentino Alto Adige.

Ultimo “aggancio” di celle telefoniche a Folgaria, ma si tratta di un ‘area vasta. Poi il telefono è rimasto muto ininterrottamente, con batteria scarica oppure, più probabile, in zona non coperta da segnale telefonico. A complicare la prosecuzione delle operazioni le forti piogge che si stanno abbattendo sull”area prealpina da stanotte.

L’allarme era scattato nella tarda serata dello stesso giovedì, al mancato rientro di Gianni nella sua dimora padovana. Già nel corso della notte una squadra dei vigili di Schio si era mossa per una prima ricognizione al buio, poi il mattino seguente è stato allestito un posto di comando con l’unità a dirigere la task force chiamata a perlustrare l’area di montagna, coinvolgendo team vicentini e trentini. Presente il supporto aereo da parte di elicotteri che si sono alternati a sorvolare boschi, prati e pendii, prima quello dei vigili del fuoco e poi i velivoli di aeronautica ed esercito, utili anche per trasportare le squadre in punti più alti da cui ridiscendere alla ricerca del disperso, accelerando i tempi.

Battute palmo a palmo più zone, tra il Monte Pasubio e il Monte Maggio, tra sabato e domenica in particolare sono stati esplorati Visionati il sentiero della Val Gulva, il Monte Buso, Malga Buse Bisorte, il percorso dal Passo del Lucco alla Val Caprara. Gli elicotteri hanno inoltre sorvolato i dirupi sui Sogli Bianchi e la Val dell’Ovo. I soccorritori si sono contati sempre a decine, con gran dispiegamento di forze del soccorso alpino dalle basi di Arsiero, Recoaro-Valdagno, Verona, degli Altipiani, Ala, nonché le Stazioni speleo di Vicenza, Veneto Orientale, Trento. Presenti i Vigili del fuoco del Distretto della Vallagarina con i droni  e due unità cinofile, una molecolare trasportata dall’elicottero di Trento, e una da ricerca di superficie, e i Carabinieri di Rovereto. La Protezione civile della Bassa Vallagarina ha garantito il ristoro dei soccorritori. Una “macchina” di soccorsi davvero imponente e ben organizzata, ma non è bastato, finora, per spiegare cosa sia avvenuto a all’escursionista padovano e dare una risposta ai familiari.