Pronto soccorso in affanno, il Veneto punta su medici senza titoli. Insorgono Pd e Ordini


Il Veneto apre, con un provvedimento temporaneo e sperimentale, all’assunzione di medici con titoli conseguiti all’estero non ancora riconosciuti in Italia. L’iniziativa, promossa dalla Giunta regionale e sostenuta dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, mira a tamponare la cronica carenza di personale nei reparti di pronto soccorso e servizi di emergenza-urgenza. I nuovi ingressi avverranno solo in assenza di graduatorie attive e saranno limitati fino al 2027.
“Una risposta pragmatica e necessaria per garantire la continuità dei servizi essenziali”, ha commentato Lanzarin, che ha annunciato l’intenzione di sollecitare il Governo affinché vengano creati elenchi speciali presso gli Ordini professionali per garantire trasparenza e sicurezza. Ma la decisione solleva forti perplessità. La minoranza in Consiglio regionale, con le consigliere del Partito Democratico Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto, ha parlato di “scelta pericolosa e inaccettabile”. “Non siamo in una fase emergenziale come quella del 2020. Il sistema sanitario soffre per mancate scelte di lungo periodo, non si può pensare di aggirare i requisiti minimi di formazione”, denunciano. Secondo le esponenti dem, affidare reparti ad alta complessità a medici privi del riconoscimento ufficiale del titolo mette a rischio sicurezza, qualità delle cure e credibilità del sistema pubblico. La richiesta è netta: sospendere l’attuazione della delibera e aprire una discussione in Commissione Sanità.
Alle critiche politiche si aggiunge la voce autorevole della Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, che ha espresso “profonda preoccupazione”. Secondo gli Ordini, la misura potrebbe generare una disparità di trattamento tra professionisti, penalizzando quei colleghi stranieri che seguono con serietà l’iter ministeriale di riconoscimento: “Non vorremmo mai che la cura fosse peggiore della malattia”, si legge nel comunicato diffuso oggi.
La Federazione lamenta inoltre che i medici impiegati in deroga, non essendo iscritti agli Ordini, risultano privi di credenziali fondamentali per il lavoro clinico, dalla prescrizione farmaceutica alla certificazione INPS. E invita la Regione a farsi promotrice presso il Ministero della Salute e la Conferenza delle Regioni dell’istituzione di Elenchi Speciali Temporanei, supervisionati da commissioni regionali con Università e Ordini, per garantire qualità, trasparenza e sicurezza. Tra esigenze di sistema, scelte normative e preoccupazioni etico-professionali, il fronte resta aperto. E il dibattito su come garantire un diritto fondamentale come la salute senza rinunciare alla tutela della qualità e della legalità continua a dividere.
L’Eco Vicentino è su Whatsapp e Telegram.
Iscriviti ai nostri canali per rimanere aggiornato in tempo reale.
Per iscriverti al canale Whatsapp clicca qui.
Per iscriverti al canale Telegram clicca qui.