Veneto, la “liberazione” dalla zona arancione slitta (forse) al 25 aprile. Indice Rt a 0,81

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Manuela Lanzarin ieri a Marghera

La graduale diminuzione dei valori indicatori legati a contagi e ricoveri portano il Veneto in fascia gialla e già di per sè la constatazione viene accolta di buon grado, ma per il cambio di cromia bisognerà attendere (almeno) un’altra settimana. Per l’ufficialità si attende come ogni venerdì la riunione dell’unità di crisi nazionale, che designerà le colorazioni per le 20 regioni italiane in attesa di aggiornamento sul piano epidemiologico. Tutte saranno o rosse o arancioni, quindi, salvo colpi di scena.

A tracciare il futuro prossimo nei giorni che portano alla fine del mese di aprile è stata ieri l’assessore vicentino alla Sanità Manuela Lanzarin, dal consueto pulpito del punto stampa di Marghera. In linea teorica l’area arancione “minima” rimane decisa in base alle linee del Dpcm Draghi, fino al 30 aprile, ma ci sarebbero margini per anticipare di una settimana, dati alla mano. “Il calo ci fa ben sperare, è continuativo – così Lanzarin. Sicuramente denota una situazione in miglioramento rispetto a 15/20 giorni fa”.

Tornando in Veneto e alla “fotografia” dello status quo a giovedì 15 aprile, a confortare è soprattutto l’indice di diffusione dell’infezione nella popolazione, sceso a 0,81 e ben lontano dalla soglia critica 1,25 – da zona rossa – sforato a marzo. I positivi veneti ogni 100 mila abitanti calano a 134: sempre tanti, ma sotto la soglia considerata rischio (150). La tenuta sostanziale degli ospedali veneti viene certificata dalle percentuali di occupazione di posti letto offerta da Azienda Zero: i letti impegnati nelle terapie intensive sono il 27% (soglia di guardia come noto al 30%) mentre quelli adibiti a infettivologia per pazienti in aree non critiche sono il 26% (40% lo sbarramento).

Analizzando i dati (pomeridiani) sui contagi degli ultimi giorni, torna d’attualità il “famoso” pianoro che indica una stabilizzazione dopo la salita progressiva dei numeri. L’anticamera o la vigilia, secondo logica e speranza, di una discesa che potrebbe coincidere con la stagione calda con un punto in analogia con la prima ondata, di un anno fa. Ora la “piena” della terza sembra alle spalle, mitigata secondo le considerazioni emerse dagli effetti della fase d’esordio della campagna vaccinazione, anche se i frutti veri e e proprio saranno misurabili con una quota più consistente di immunizzati. In Veneto, per inciso, tra gli over 80 la Regione Veneto comunica che l’87,9% dei grandi anziani ha ricevuto la prima dose e il 46,6% ha concluso il ciclo. Tabelle alla mano, ne mancano 50 mila ancora all’appello: per mancate chiamate dalle Ulss, attese di vaccini a domicilio, “limbo” post infezione da Covid e una quota di rifiuti.

I numeri del pomeriggio del report sulle 24 ore hanno registrato un tasso di decessi ancora inaccettabile, 28 le vittime nelle sette province venete, mentre gli altri aggiornamenti regalano un minimo di distensione. Anche se rimangono ancora circa 2 mila cittadini in ospedale a causa dell’infezione da coronavirus. I pazienti ricoverati per sindrome da Covid-19 scendono a 1.661, e sono 82 in meno al saldo tra dimissioni e nuovi ingressi (124 i convalescenti mandati a casa), tenendo conto dei morti.

Decresce anche se lentamente, come accaduto nelle situazioni note di picco precedenti, il numero di malati gravi assistiti nei reparti di rianimazione: sono ore 265, con 12 nuovi ingressi ma in diminuzione rispetto ai 271 conteggiati il giorno precedente. In chiaroscuro i dati sui nuovi contagi, oltre l’asticella simbolica dei mille positivi: 1.076, comunque meno rispetto a chi è uscito dal tunnel da asintomatico, paucisintomatico o dopo aver vinto una battaglia di salute. Incidenza sul totale dei tamponi (rapidi + molecolari) è del 3,21%. In Veneto gli attualmente positivi sono 28.332, in calo progressivo.