Elezioni regionali, viaggio tra i candidati consiglieri vicentini: Andrea Cecchellero (Lega)

Andrea Cecchellero, 51enne sindaco di Posina ma anche papà e commerciante di generi alimentari, è uno dei principali candidati della Lega dell’Alto Vicentino per le elezioni regionali del 20/21 settembre, che rinnoveranno le cariche in Veneto. Una candidatura in supporto al presidente uscente Luca Zaia.

Diplomato perito agrario, pur essendo nato e cresciuto a Milano ha riscoperto la terra delle origini dei suoi avi dopo le tante estati trascorse dai nonni paterni, fino a scegliere, circa vent’anni fa, di venire a viverci.

Dice spesso che stabilirsi a Posina “è stato come tornare a casa” e qui ha costruito la sua famiglia e la sua attività professionale: sposato, cresce qui insieme alla moglie una figlia di 15 anni. Dal 2005 indossa ininterrottamente la fascia di sindaco: la deporrà lunedì prossimo, al termine dello scrutinio delle elezioni comunali, con l’intenzione di aggiudicarsi un seggio a Palazzo Ferro Fini, nel Consiglio Regionale del Veneto. E’ candidato, a livello comunale, nella compagine “Per Posina e la sua gente” per un posto da consigliere nell’ente locale che ha presieduto, a sostegno della lista che propone Adelio Cervo come suo successore. MIlita nella Lega da vent’anni ed è anche presidente in carica dell’Unione Montana Pasubio Alto Vicentino.

Cecchellero, secondo lei di cosa necessita il Veneto nei prossimi cinque anni?
“I veneti, con il referendum consultivo del 2017, hanno chiaramente sostenuto la volontà di una autonomia di governo regionale. Nei prossimi anni c’è bisogno di concretizzarlo per legiferare rispondendo alle nostre precise necessità. Un altro punto è la necessità di un piano per l’emergenza sociale e familiare per la grave crisi che ha colpito migliaia di famiglie, con particolare attenzione ai nuclei mono-genitoriali o dove l’onere di crescere i figli ricade soprattutto solo sulle donne-madri (in quest’ultimo caso vedo anche una forma di contrasto alla violenza sulle donne, perché se a una donna si garantisce un’occupazione non è costretta a stare in situazioni di pericolo).

Di contro, nei prossimi anni si dovrà affrontare anche il problema della denatalità e dello spopolamento in diverse aree territoriali, in particolare quelle montane. Altra necessità riguarda poi a mio parere l’incremento della viabilità e dei trasporti pubblici che connettano tra loro più territori possibili. Altre tempi importanti la rivalutazione del sistema sanitario regionale e pensare a nuovi modelli di turismo“.

Quali impegni verso il territorio lei ritiene quindi di prendersi se eletto?
“Ogni tipo di sviluppo prevede degli strumenti. Per il mio territorio vedrei fondamentale investire sulla viabilità che renda gli altopiani più serviti e accessibili, sia per il turismo che per le imprese e il lavoro: sostengo già ora l’incremento delle tratte di trasporto pubblico, il completamento dell’autostrada Valdastico Nord fino a Seghe di Velo e un collegamento tra Veneto e Trentino. Più legato al turismo, ma altrettanto funzionale all’economia, ci sarà il completamento dei percorsi per cicloturisti nel vicentino.

Tra i servizi di grande importanza, c’è la creazione di una rete di poliambulatori, sia strutturali che mobili, che possano rispondere ai bisogni della popolazione andandole periodicamente vicino. Sarà importante anche potenziare il servizio di elisoccorso. Un altro impegno che mi prendo se eletto è creare un polo di ricerca e studio sulle tematiche legate alla montagna. Come dico sempre, non siamo un territorio slegato dal resto della regione e quel che succede a monte, ricade a valle!”.

Lei ha vissuto in prima persona la distruzione provocata dalla tempesta Vaia. L’attuale maggioranza in Regione, che lei se eletto andrà a rappresentare, ha sempre avuto atteggiamenti molto tiepidi e ambivalenti in tema di consumo di territorio e crisi climatica. Non ritiene che si siano persi troppi treni negli ultimi anni e che ora sia troppo tardi?
“Sono già in essere diversi importanti interventi; il cambiamento climatico va sicuramente considerato con priorità, sia sul piano della prevenzione quanto della messa in sicurezza dei territori e di diversi siti. Occorre però anche superare una certa forzatura culturale di una certa area politica. Per esempio, l’imboschimento selvatico che ha tolto estensioni per coltivazioni o allevamento va fermato; come pure va riequilibrata la ripopolazione incontrollata di una fauna selvatica, come lupi, orsi e cinghiali. Occorre rimodulare l’ecosistema, nel quale l’uomo convive”.