Una fiaccolata davanti al Tribunale a 5 giorni dall’attesa sentenza sul caso Pfas: “Vogliamo giustizia”

Dopo oltre 300 ore di udienze in aula e le richieste milionarie di risarcimento indirizzati a ex dirigenti dello stabilimento chimico Miteni di Trissino, si avvicina il giorno del giudizio del processo per la contaminazione della falda con da sostanze Pfas che da ormai quattro anni si celebra nel nuovo Tribunale di Vicenza. Per gli imputati richiesti nel complesso 121 anni di carcere, in caso di condanna, per disastro ambientale e altri reati.

La sentenza è prevista per giovedì 26 giugno 2025, e venerdì sera è stata preceduta da una fiaccolata all’imbrunire, affollata da cittadini provenienti dalle tre province venete coinvolte (Vicenza, Verona e Padova). Con esposizione di striscioni, l’accensione di lumini, canzoni e testimonianze a viva voce e la richiesta unanime di una giusta ed qua sentenza, che in ogni caso farà storia nel solco dei casi di inquinamento ambientale in Italia e in Europa.

La serata è stata organizzata proprio a Borgo Berga, di fronte al palazzo di giustizia berico, e si è svolta pacificamente, con presenti i promotori di vari comitati e associazioni sorti in questi anni di lotta serrata per far valere le ragioni legate al diritto alla salute e alla tutela dell’ambiente in cui le popolazioni più soggette dai danni derivanti dai Pfas hanno vissuto e continuano a vivere. Un vero e proprio movimento popolare, con il gruppo di “Mamme No Pfas” a sorgere e convogliare le istanze di decine di famiglie, al grido “Vogliamo giustizia”, parole espresse ad alta voce che hanno fatto da trait d’union tra i partecipanti.

Una zona rossa che si estende su territori di tre province e 23 Comuni, a partire dall’abitato di Trissino a Sud per buona parte del Veneto Occidentale. Un ecosistema complesso messo a repentaglio dai veleni rilasciati in corsi d’acqua secondari, portando a danni per la falda freatica contaminata per una superfice stimata in 600 km quadrati. Con la prospettiva di mantenere valori di inquinamento pericolosi per l’uomo, gli animali e le colture per decenni, oltre ad aver avvelenato per anni l’acqua potabile. Minando l’esistenza e la qualità di vita di circa 250 mila cittadini veneti.

Un’altra immagine dalla serata di venerdì 20 giugno

A finire sul banco degli imputati a partire dal fallimento (“carte” depositate a fine 2018, con capitolo bancarotta a parte) dell’azienda chimica coloro che, ricoprendo diversi ruoli e funzioni a partire dalla proprietà della multinazionale Mitsubishi (dal 1996), e della collegata Icig, si sono sfilati via via dalla scena ma additati  di aver taciuto o, pur avendone il potere e il dovere, non sono mai intervenuti per fermare il disastro ambientale. Di cui non potevano non sapere, secondo le tesi accusatorie, e successivamente certificato. Manager e dirigenti di una dozzina di nazionalità diverse – in tutto 15 soggetti – sotto processo al 1 luglio del 2021 che conosceranno dalle 9.30 di giovedì prossimo il loro futuro sul piano giudiziale, dopo il pronunciamento della Corte d’Assise di Vicenza.

Processo Miteni/Pfas verso la sentenza: chiuse le arringhe difensive. Chiesti 121 anni di carcere

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Caso Miteni, 15 ex manager accusati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale e reati fallimentari