Carcere, situazione rovente: detenuto dà fuoco alla cella, per quattro agenti controlli in ospedale


Situazione sempre più esplosiva nelle carceri e anche nella casa circondariale di Vicenza, stretta nella morsa del sovraffollamento, mancanza di servizi e di personale. Una situazione che la canicola di questi giorni rende ancora più difficile, dato che – a parte alcuni ventilatori – non esiste alcun sistema di raffrescamento in favore di detenuti e degli agenti penitenziari e l’ondata di calore rischia di far uscire di senno i più esagitati.
E’ di ieri infatti la notizia di un incendio appiccato da un detenuto di difficile adattamento, fatto che costretto quattro agenti penitenziari a ricorrere alla cure dei sanitari. A rendere noto il fatto è il segretario nazionale dell’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) Leonardo Angiulli. Il detenuto, che si trovava nella quarta sezione detentiva del vecchio padiglione, nella tarda mattinata di ieri è riuscito a dar fuoco alla propria cella.
Le fiamme sono state subito domate dal personale di polizia, intervenuti subito con alcuni estintori (sembra anche che l’impianto antincendio non funzionasse). Dopo i primi soccorsi il personale di servizio che è intervenuto in cella ha fatto uscire il piromane mettendolo in sicurezza, mentre venivano fatti evacuare i restanti detenuti della sezione.
“Parliamo di un reparto – spiega Angiulli – dove sono richiusi detenuti di difficile adattamento e detenuti che per fatti analoghi sono stati trasferiti da vari penitenziari italiani. La cella è diventata inagibile e si è reso necessario inviare in ospedale a Vicenza quattro colleghi per accertamenti in quanto presentavano un principio di intossicazione da fumi. I quattro agenti sono rimasti in osservazione presso l’ospedale della città berica”.
“Possiamo affermare – asggiunge Angiulli – che grazie al tempestivo intervento e alla professionalità del personale di polizia penitenziaria si è riusciti ad evitare il peggio.
Per questo rivolto un grazie sentito al personale che ha operato ed è intervenuto: seppur in una situazione di carenza di organico sia per quel che riguarda gli agenti che gli assistenti: il personale è sempre più esiguo, anche a causa degli infortuni sul lavoro, legati alle aggressioni periodiche di cui gli agenti rimangono vittime”.
Intanto ieri ha fatto clamore la pagina di diario – letta anche in Paramento del deputato Michele Fina (Pd) – dell’ex sindaco di Roma ed ex ministro Gianni Alemanno, in carcere da sei mesi per scontare una pena a un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite. Il testo racconta come la miscela di sovraffollamento e calura renda “una tortura” la vita in carcere a Rebibbia: “Qui si muore di caldo, ma la politica dorme con l’aria condizionata”, è uno dei passaggi del diario che racconta questi giorni di caldo torrido, con la temperatura nelle celle di Rebibbia che cresce man mano che si salgono i piani del penitenziario, tanto che all’ultimo ci sono dieci gradi in più rispetto al piano terra. L’ex sindaco di Roma, racconta poi come la miscela di sovraffollamento e calura, renda “una tortura” la vita in carcere.
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