Dalla mala del Brenta ai colletti bianchi: il magistrato Fojadelli racconta le mafie in salsa veneta

A sinistra Antonio Fojadelli, adestra Felice Maniero

Una volta, negli anni ’70, c’erano Felicetto Maniero e la mala del Brenta: quasi vent’anni di una feroce criminalità organizzata dedita al traffico di armi e di droga (era l’epoca degli strafatti di eroina), ai sequestri di persona, alle rapine, al riciclaggio di denaro e pure agli omicidi.

Oggi ci sono le bande criminali trasversali (e “mimetizzate” nelle comunità locali) che si occupano di smaltimento illecito di rifiuti, di riciclaggio, di usura e di fare “business” ovunque, anche dove non si può. E se un’associazione di categoria come l’Ascom del mandamento di Thiene sente di dover organizzare una serata per approfondire il tema della criminalità organizzata veneta, è perchè, come dice il suo presidente Andrea Retis, è importante “comprendere quali siano i pericoli che tuttora possono correre i nostri imprenditori e, soprattutto, capire come evitarli”. L’incontro in oggetto si tiene venerdì 10 ottobre alle 20 presso la Sala Borsa di Confcommercio Thiene, in via Montello 33.

Protagonisti della serata, alcuni testimoni che la mala del Brenta l’hanno combattuta direttamente. Saranno infatti ripercorso quegli accadimenti, grazie anche alle ricostruzioni che verranno raccontate con gli interventi del magistrato Antonio Fojadelli (procuratore generale aggiunto onorario presso la Corte di Cassazione) e i suoi più stretti collaboratori: i carabinieri Mario Bonato e Giacinto Dal Moro, accompagnati dal poliziotto Roberto Mometti. Una serata, insomma, per comprendere come è nato il fenomeno mafioso, anche nel nostro territorio e come il pericolo delle infiltrazioni mafiose sia ancora vivo.

Il fenomeno della Mala del Brenta, che si è resa protagonista dello scenario criminale nazionale negli anni Settanta, ha rappresentato la prima forma di criminalità organizzata associata a fenomeni mafiosi in varie province del Veneto, compresa Vicenza. La sua sconfitta è culminata dapprima nell’arresto di Felice Maniero nell’agosto del 1993 e, successivamente, nel suo pentimento. Il processo di primo grado, svoltosi in 92 udienze nell’aula bunker di Mestre, ha portato poi alla sentenza emessa il 21 dicembre 2008: vennero inflitte condanne per oltre 539 anni a 41 dei 52 imputati.

“La caratteristica principale di queste organizzazioni mafiose – aggiunge Retis – è infatti quella di operare nell’ombra, in modo silenzioso, per cui, oltre agli eventi criminosi che finiscono sulle prime pagine dei giornali, ci sono infinite ramificazioni che sono in grado di individuare i punti deboli del nostro tessuto economico e lì proliferare, come i peggiori parassiti”. Il convegno di venerdì 10 ottobre è aperto a tutti, fino a completamento dei posti, per cui è consigliata la prenotazione telefonando al numero 0445-362570.

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