Ancora ignota l’identità del corpo rimasto per mesi nell’ex magazzino di prosciutti

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I carabinieri indagano sul mistero dell'ex prosciuttificio di Lonigo

Al giallo riguardo la morte di un uomo avvenuta probabilmente più di 6 mesi si affianca anche quello riguardo la sua effettiva identità. A distanza di tre giorni non ha ancora un nome certo il cadavere trovato nella notte tra giovedì e venerdì scorsi a Lonigo, nell’ex stabilimento di “Brendolan Prosciutti” di via Battisti.

Le indagini dei carabinieri tese a identificare l’individuo sconosciuto che aveva trovato rifugio – e in seguito la morte – nel magazzino abbandonato non hanno finora portato ad alcun nominativo compatibile, dopo aver incrociato i dati su persone scomparse e quelli in possesso su senzatetto o senza fissa dimora segnalati nella zona.

Intanto gli elementi raccolti sulla scena del ritrovamento del corpo senza vita e in avanzato stato di decomposizione hanno consentito di delineare con un minimo di precisione in più quanto possa essere accaduto, pur rimanendo nel campo delle ipotesi. La presenza di un braciere artigianale, da cui le esalazioni di monossido di carbonio potrebbero aver causato la morte accidentale dell’uomo, farebbero risalire addirittura all’inverno scorso gli ultimi istanti di vita di chi aveva trovato rifugio nella struttura.

Il corpo dello sfortunato inquilino dell’ex sede di smistamento sarebbe poi stato straziato dalle stesse braci ardenti, fattore che spiegherebbe la porzione di tronco carbonizzata. Uno scenario macabro e di difficile risoluzione, con gli investigatori incaricati dalla Procura di fornire più risposte possibili ai quesiti che sono stati posti all’indomani del ritrovamento della salma ancora ad oggi senza nome. La già prevista autopsia e il calco della dentatura potrebbero rappresentare le uniche possibilità concrete di associarne uno alla vittima e di raggiungere i familiari, in qualsiasi parte del mondo si trovino. Si tratterebbe di un giovane, che fu capace di oltrepassare la recinzione dal lato che dà sull’argine del torrente, scavalcare una costruzione esterna per poi accedere all’interno da una finestra.

Ad effettuare la segnalazione, come noto, sono stati due immigrati che avevano trovato un tetto di fortuna dove trascorrere la notte la scorsa settimana aggirando il perimetro e introducendosi così abusivamente nell’edificio: non si sarebbero mai aspettati di trovarsi di fronte alle conseguenze orribili di un dramma verificatosi 6/9 mesi fa. Non sarebbe da escludere infine che altri, prima della coppia di lavoratori stagionali che ha scoperto il corpo, si fossero imbattuti nella macabra scena, essendo il capannone meta di vagabondi come già segnalato in passato, dopo la chiusura avvenuta oltre 10 anni fa.