Addio a Enrico Agosti, in prima linea contro le barriere architettoniche e a favore dello sport per tutti

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Il compianto Agosti in due immagini, in vesti di dirigente (da pagina Lions) e di sportivo (da Comitato veneto paralimpico)

Brusco risveglio stamattina per Montecchio Maggiore e per la grande comunità legata da un filo invisibile che riunisce le famiglie che quotidianamente si misurano con la disabilità. Si è spento ieri mattina in Umbria un combattente oltre che un cittadino davvero speciale: Enrico Agosti, alfiere della mobilità per chi si trova in carrozzina e fautore degli sport paralimpici. Lui stesso praticava il tennistavolo. Era stato presidente fino al 2004 dell’associazione H81 Insieme dopo averla fondata insieme a don Giovanni Cecchetto, del Coremi (Comitato Regionale Mielolesi) e delegato provinciale del Comitato Paralimpico Italiano. Era anche membro dei Lions.

La morte è sopraggiunta a soli 66 anni di età, a causa delle complicazioni legate a una subdola malattia, mentre si trovava a Nocera Umbra nelle terre d’origine della moglie Cinzia. A piangerlo insieme a lei il figlio Jul Francesco, il fratello Fabio e gli altri parenti che si uniscono alla schiera di amici conosciuti nel corso di una vita dedicata alla difesa dei diritti delle persone con disabilità, oltre agli ex colleghi dell’azienda Gamm srl, dove aveva seguito le orme del padre, fino congedarsi con la pensione e trasferirsi circa due anni fa in Umbria. Oggi l’ultimo solenne saluto, che si terrà alle 15.30 nel centro Italia.

Lutto e cordoglio vengono espressi in ogni ambito in cui Enrico si era fatto conoscere e benvolere, e anche dove con piglio e a volte testardaggine aveva fatto valere le sue ragioni. Un episodio spiacevole aveva sconvolto la sua esistenza in gioventù: aveva solo 16 anni quando fu investito da un’auto mentre si allenava nella corsa. Gli fu salvata la vita – era il 1969 – ma rimase paraplegico, perdendo l’uso delle gambe. Ebbe il coraggio e la forza d’animo di farne una sorta di leva, portando avanti i suoi progetti nell’azienda di cui il padre era socio, costruendo una famiglia e indossando l’elmetto di prima linea per ciò in cui credeva fermamente. Amava i viaggi e il mare, oltre che lo sport in ogni sua declinazione.

A Montecchio Maggiore è ricordato anche per il suo impegno per il superamento delle barriere architettoniche. Era stato per anni il pilastro di una commissione edilizia creata ad hoc: non era raro vederlo in giro per la città castellana a bordo del suo scooter adattato a verificare misure, gradini, angolazioni, pedane e quanto poteva rappresentare un ostacolo insormontabile per chi come lui pretendeva pari dignità di cittadino e di uomo. In ambito sportivo, raggiunse l’alloro tricolore nel ping pong nella sua categoria. Fu una grande gioia. Si cimentò anche nello sci e nell’atletica leggera negli anni più verdi, e anche nelle bocce, allargando la cerchia di amicizie a dismisura.

Un ricordo approfondito glielo riserva Roberto Berti, sindaco di Zanè, che proprio grazie alle sue insistenze intraprese la carriera sportiva nel ping pong rivelatasi ricca di successi. Un rapporto stretto, costruito da denominatori comuni nelle loro rispettive storie di vita e la condivisione della passione per il tennistavolo. “Era un trascinatore, testardo e sempre disponibile e con una grande determinazione nel portare avanti le istanze nel sociale”.

Si conoscevano da ormai trent’anni. “Ho incontrato Enrico nel 1989 al San Bortolo durante una conferenza sui temi della disabilità, mi ha aiutato a inserirmi in questo contesto e venne perfino a casa mia per convincermi a fare sport. In seguito – continua Berti – abbiamo condiviso tanto: partite in doppio al tavolo e camere d’albergo in vari tornei in Italia e internazionali, a volte abbiamo anche giocato uno contro l’altro e ci allenavamo sempre insieme. Lo passavo a prendere in macchina a Montecchio, dove abitava ai tempi, per poi andare in palestra. Spesso ci recavamo insieme a scuola per incontrare gli alunni e parlare di sport e sociale, l’ultima volta ricordo a Zugliano, circa tre anni fa”.

“Un pezzo di storia e un grande amico” scrivono dal Comitato Veneto Paralimpico. Anche Andrea Stella, velista vicentino conosciuto in tutto il mondo, si unisce al dolore, ma è è solo uno dei tantissimi significativi messaggi che si leggono in queste ore sul web. “Ciao Enrico, ti auguro buon Vento per questo nuovo viaggio”.