Infortunio mortale a Zanè: l’Altopiano si stringe attorno ai genitori di Matteo, di soli 22 anni

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Zanè-Rotzo, un tragitto di una trentina di chilometri e una quarantina di minuti in auto, dalla pianura all’Altopiano e viceversa, che un giovane ragazzo di 22 anni non può che percorrere ascoltando musica e fantasticando sul suo futuro. Un futuro interrotto ieri, di netto, da una tragedia inspiegabile, nell’azienda costruita con fatica da papà e dallo zio, insieme anche ai cugini che con lui questo percorso di vita e di lavoro lo condividevano praticamente ogni giorno.

Un’ora di lotta impari contro la sindrome da schiacciamento che gli avrebbe provocato lesioni interne irreversibili. Un’ora di agonia, prima di chiudere gli occhi per sempre. Matteo Dal Pozzo non ce l’ha fatta, vanificando lo sforzo delle sirene dei soccorsi e le preghiere dei parenti vicini a lui in quegli istanti, scrivendo purtroppo una nuova terribile pagina di cronache di morti sul luogo di lavoro. E lasciando la piccola e unita comunità di Rotzo – dove è cresciuto e dove viveva – senza parole.

Il drammatico incidente è avvenuto alle 15 di ieri mentre l’apprendista operaio all’O.me.ro srl di Zanè, in via Vegri, si occupava di una pesante struttura in metallo che, forse a causa di un cedimento del basamento, si è riversata con tutta la sua mole sul suo corpo. Solo i rilievi di carabinieri e Spisal dell’Ulss 7 potranno far luce sulla reale dinamica. Il forte rumore, questo è certo, ha subito attirato dipendenti e titolari presenti nel capannone di carpenteria meccanica. Lì lavorano papà Bruno e zio Maurizio, i fondatori dell’azienda, insieme anche ai cugini, sono tutti altopianesi. Accorrono e lo aiutano come possono, in attesa dei soccorsi dall’ospedale di Santorso, distante appena 3 chilometri. I sanitari del 118 arrivano, caricano il 22enne in ambulanza e partono ingaggiando corsa contro il tempo. Circa un’ora dopo, però, si spegne la speranza: troppo gravi i traumi interni.

Nella prima serata di ieri la notizia della tragedia consumatasi nella zona industriale di Zanè è salita in Altopiano, dopo aver travolto papà Bruno e mamma Lorella coinvolgerà tutto un paese e ben oltre. “La nostra è una piccola comunità – ci confida il sindaco di Rotzo Aldo Pellizzari – ci conosciamo tutti, o per amicizie personali o per parentela o per motivi di lavoro e, quindi, disgrazie come questa ci colpiscono davvero tutti, nessuno escluso”. Il primo cittadino, tra l’altro, conosce bene la famiglia Dal Pozzo da sempre, gestendo inoltre un’azienda proprio a Zanè con rapporti di lavoro tra le due attività produttive. “Credo non si debba aggiungere altro, siamo tutti senza parole. E siamo a disposizione di Bruno e Lorella per qualsiasi cosa”.

Matteo Dal Pozzo è stato descritto come un ragazzo esuberante e intraprendente, con tanta voglia di indipendenza e di gustarsi la sua passione profonda per le moto e i motori in genere. Amava andare veloce, correre incontro alla vita. Dopo gli studi superiori all’Istituto Professionale “Mario Rigoni Stern” aveva cercato la sua vocazione professionale, lavorando a più riprese nella ditta di famiglia. Ma anche sperimentando come tanti altri giovani della sua età: aveva aperto, nel passato recente, una piccola attività in proprio. Un bar in gestione, a pochi passi da casa. Poi le strade del destino lo hanno riportato a Zanè, fino a un mercoledì nero e triste come quello della data del 27 maggio 2020.

In queste ore le autorità preposte stanno valutando se sarà necessario disporre l’esame autoptico, in seguito dalla Procura verrà emesso il nulla osta per consegnare la salma ai familiari e organizzare la cerimonia di commiato.