Busin (Lega Nord) sul crack delle Popolari Venete: “Governo sotto il ricatto di Intesa”

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Filippo Busin deputato della Lega Nord

Era, insieme a Enrico Cappelletti del Movimento 5 Stelle, l’unico parlamentare che si è fatto vedere in piazza dei Signori a Vicenza venerdì scorso alla manifestazione di protesta delle associazioni dei risparmiatori azzerati dal crack della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Filippo Busin, deputato vicentino della Lega Nord, si è sempre interessato molto della questione, anche in quanto membro della Commissione Finanze della Camera. Segue la vicenda da almeno un paio di anni con interrogazioni e proposte in parlamento. Ieri ha presentato le pregiudiziali di incostituzionalità sul decreto – che va convertito in legge entro il 24 agosto – con cui il governo affida a Intesa San Paolo la parte attiva delle due banche venete e crea la famigerata “bad bank”.

Cosa pensa l’onorevole Busin della soluzione trovata dal Governo e del modo in cui si è giunti alla stessa?
“L’intera vicenda, iniziata è bene ricordarlo con il dl 3 del febbraio 2015 sulla trasformazione in SpA delle popolari, è stata gestita nel peggiore dei modi possibili, aggravandola e aumentando l’onere a carico dei contribuenti, oltre che dei soci truffati delle popolari venete. L’inerzia del governo ha addirittura creato il panico fra i depositanti con una vera e propria corsa agli sportelli che ha condannato definitivamente le due banche. La soluzione del Governo è di chi è sotto ricatto e costretto ad accettare le condizioni del privato, Banca Intesa in questo caso”.
Come si comporterà al momento di votare il decreto in aula alla Camera? 
“Voterò contro. Non si può prevedere una soluzione dove gli unici a pagare siano i singoli soci delle popolari, ai quali viene sottratto anche il diritto ad avere giustizia”.
Se è possibile individuarlo, quale è stato il “peccato originale” di tutta la vicenda della crisi delle popolari venete? A chi vanno attribuite le responsabilità principali?
“Alla dirigenza delle due banche che più che aziende di credito si sono comportate come centri di potere, dispensatori di favori e clientele. Ma è tutto un sistema che le ha sorrette impedendo di fare luce sulla mala gestio, ci sono responsabilità gravi di Consob, Banca d’Italia, Bce, società di revisione, collegi sindacali… Ma la connivenza c’era anche da parte delle associazioni di categoria, della stampa locale, addirittura della procura che ha archiviato almeno due esposti che più di 15 anni fa denunciavano quello che adesso si è manifestato in tutta evidenza. Le responsabilità sono vaste ma come detto a pagare sono solo i più deboli”.

C’erano alternative? 
“Io ritengo fosse necessario partire da due obiettivi invece ignorati dal governo. Primo, individuare le responsabilità e punire i colpevoli. Secondo, salvaguardare prima di tutto i soci risparmiatori più deboli, i meno abbienti è più esposti al rischio di diventare indigenti”.

Quale è il danno più grande di tutta questa vicenda?
“La perdita dei risparmi di una vita per taluni, e in generale la perdita della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni. Non basteranno due generazioni a sanare queste ferite”.

Come vede la situazione da qui a due anni?
“Spero che il Veneto intraprenda con determinazione un percorso di sempre maggiore autonomia da questo Stato che ha perso qualsiasi autorevolezza morale, che non può essere definito Stato di diritto”.