Il disagio di 362 operatori sanitari dell’Ulss 7: “Servono risorse o non reggeremo a lungo”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

“Sono orgogliosi” dell’ospedale di Santorso e della rete dei servizi del territorio, lo mettono nero su bianco per ribadirlo, ma chiedono sicurezza, maggior dignità, un reale coinvolgimento nella programmazione e più risorse da impiegare nei servizi al cittadino e al malato, in particolar modo in termini di personale neo assunto e adeguatamente formato. Evidenziando come la sanità pubblica versi in una situazione critica, ben oltre quanto registrato durante la prima fase della pandemia coronavirus. E una preoccupazione almeno pari alla fatica accumulata in questi mesi di incessante lavoro “in prima linea”.

Sono solo alcuni dei punti salienti contenuti in un comunicato firmato da 362 dipendenti dell’Ulss 7 Pedemontana, che lavorano quotidianamente nel distretto 2, vale a dire nel bacino dell’Altovicentino. Di cui, il polo di cura di Santorso, rappresenta il “cuore” operativo oltre che il simbolo. Riportiamo integralmente il testo giunto in redazione, con tra i destinatari il Comitato dei Sindaci dell’Altovicentino e il Commissario dell’azienda sanitaria, Bortolo Simoni.

Siamo operatori sanitari del Distretto 2 dell’Ulss7 Pedemontana: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, assistenti sanitari, fisioterapisti, personale tecnico di varie specialità. Con questo comunicato intendiamo esprimere la preoccupazione e la fatica del momento che stiamo vivendo. La seconda ondata dell’emergenza Covid, che ci ha visti ripiombare nella situazione già vissuta in primavera, è più pesante della precedente. C’è un elevato numero di contagi sul territorio e un maggior numero di pazienti ricoverati sia nelle unità di terapia intensiva che nelle aree di degenza Covid, nelle quali sono presenti anche i posti letto di terapia semi intensiva.

All’ospedale di Santorso in questa seconda ondata, sono state mantenute attive anche altre attività di cura, che seppur in maniera limitata, garantiscono una risposta ai bisogni dei cittadini del nostro distretto. Tutto questo, pur essendo da noi pienamente compreso e condiviso, comporta un carico di lavoro elevato. Come dipendenti ci aspettavamo che durante il periodo estivo venissero fatti un piano di assunzioni ed una pianificazione delle attività, tali da consentire la gestione della nuova ondata prevista per l’autunno con una certa programmazione, non in continua emergenza come accaduto in primavera.

Purtroppo, solo da novembre, è iniziata ad arrivare una quota di personale che essendo neo assunto ha necessità di essere formato ed affiancato per raggiungere l’autonomia nella gestione delle attività, in modo particolare all’interno dei reparti Covid. Nel frattempo parecchi operatori si sono ammalati e continuano ad ammalarsi e questo mantiene il sistema in continua ed elevata sofferenza, pregiudicando a volte una dignitosa assistenza ai malati. La situazione è trasversale a tutte le categorie professionali e a tutti gli ambiti del Distetto 2.

Vogliamo esprimere la fatica del personale che opera nei reparti Covid e nelle terapie intensive sottoposto a turni estenuanti e di tutto il restante personale ospedaliero che deve garantire le altre attività, dei tecnici di laboratorio e radiologia che garantiscono oltre a tutte le indagini ordinarie, i risultati dei tamponi e delle prestazioni radiologiche Covid correlate. Le strutture territoriali sono impegnate nel supporto ai MMG, nella gestione degli ambulatori specialistici e dell’assistenza domiciliare al fine di evitare il più possibile gli accessi in ospedale delle persone fragili con patologie croniche.

Un cerchio di sorrisi nascosti dalle mascherine per le infermiere e operatrici Oss di un reparto Covid nel Vicentino (archivio)

Il Dipartimento di Prevenzione che segue il contact tracing ha la responsabilità dei punti tampone e cerca di mantenere le normali attività di screening, è in estrema sofferenza. Le strutture territoriali che si occupano degli aspetti socio-assistenziali come i centri diurni per disabili, i centri di salute mentale, i consultori familiari e l’assistenza scolastica, hanno dovuto riorganizzare tutte le loro attività al fine di ridurre i rischi di contagio tra gli utenti.

Abbiamo la sensazione che le attività di programmazione e di pianificazione non sempre siano coerenti con l’attuazione, ci sentiamo poco ascoltati nelle proposte operative quotidiane da mettere in atto, con informazioni discontinue e frammentarie che spesso non ci fanno capire quale sia la strategia aziendale da seguire. Ci chiediamo se riusciremo a reggere a lungo questa situazione con le risorse attualmente disponibili, visto che l’inverno è appena iniziato e il personale è già provato.

Ascoltiamo i cittadini con cui ogni giorno siamo a contatto sul lavoro, comprendiamo il loro disagio e siamo noi stessi, per la gran parte, cittadini ed utenti di questo territorio. Siamo preoccupati del fatto che la questione sanitaria abbia creato divisioni tra gruppi di sindaci del distretto 2. Come operatori della salute riteniamo che il comunicato emesso da una parte dei sindaci rispecchi in pieno la situazione che stiamo vivendo. Siamo grati dell’apprezzamento e del sostegno che hanno espresso nei nostri confronti e chiediamo loro di vigilare nel timore che la tenuta dell’intero sistema possa andare fuori controllo.

Una foto che ritrae un gruppo di infermieri dell’Ulss 7 in uno dei pochi momenti di pausa (archivio)

Crea amarezza sentire qualche politico e qualche nostro dirigente affermare che l’ospedale e il territorio sarebbero in sofferenza perché alcuni sindaci ed alcuni dipendenti parlano male dei servizi offerti, creando un effetto alone negativo. Siamo orgogliosi del nostro ospedale e della rete dei servizi presenti sul nostro territorio, implementati nel corso degli anni anche con il nostro contributo. Abbiamo creduto nei progetti di assistenza ospedaliera e territoriale realizzati ed in parte ancora da sviluppare, operando ciascuno nel proprio ambito di competenza con impegno e responsabilità vicino alle persone malate e fragili, in un’ottica di sanità pubblica a servizio del cittadino.

Auspichiamo di essere più informati e coinvolti sulla programmazione immediata e futura da parte della nostra dirigenza. Chiediamo di poter lavorare con dignità, in sicurezza e con le giuste risorse, per garantire qualità e sicurezza ai cittadini del nostro territorio”.