“Troppo impegnati”: la giunta Mozzo boccia i film e il comitato si dimette. È bufera

È polemica nella città degli scacchi dopo la decisione della giunta comunale di non approvare la rassegna estiva di cineforum proposta dal Comitato della Biblioteca civica. Una scelta che ha provocato le dimissioni in blocco del comitato, a partire dalla presidente Laura Dinale, figura nominata direttamente dal sindaco Matteo Mozzo. Alla base della rottura, la valutazione negativa di alcuni film ritenuti “troppo politici” o “troppo impegnati” per il contesto cittadino.

La rassegna, pensata per stimolare il dibattito e coinvolgere la cittadinanza di Marostica, includeva titoli come No Other Land, documentario premiato agli Oscar 2025 e realizzato da un collettivo israelo-palestinese, La notte di Michelangelo Antonioni, Ida di Pawel Pawlikowski e In the Mood for Love di Wong Kar-wai. Film selezionati in collaborazione con giovani universitari, con l’intento – secondo il comitato – di “sollevare una discussione e far riflettere la gente”, come ha dichiarato Luca Meneghini, uno dei membri dimissionari. La decisione dell’amministrazione ha suscitato profonda amarezza tra gli organizzatori, che lamentano la mancanza di dialogo e trasparenza: “Non è stata data alcuna spiegazione”, affermano. Oltre alla presidente Dinale, hanno lasciato l’incarico anche Nicolli, Vivian e due membri consultivi, causando la decadenza dell’intero comitato. Il sindaco Matteo Mozzo ha respinto con fermezza le accuse, parlando di “strumentalizzazioni politiche” e di una narrazione “fuorviante”.

Secondo Mozzo, l’amministrazione ha sempre promosso un approccio culturale aperto e pluralista, ma ha ritenuto opportuno intervenire per garantire una proposta più inclusiva. “L’intento era quello di creare una rassegna capace di coinvolgere un pubblico il più ampio ed eterogeneo possibile”, ha spiegato. Il comitato, tuttavia, avrebbe ignorato le indicazioni dell’amministrazione, ripresentando gli stessi titoli senza alcuna apertura al confronto. “Questo comportamento denotava la mancata volontà di collaborare ed esplorare nuove proposte”, ha aggiunto il primo cittadino. Mozzo ha inoltre espresso stima per la presidente dimissionaria, ipotizzando che sia stata “involontariamente indotta in errore da altri componenti politicizzati del Comitato”, alcuni dei quali candidati nelle liste di opposizione alle ultime elezioni comunali. Ma è proprio dalla minoranza consiliare che arriva la critica più dura. Il gruppo “Marostica per Tutti” ha definito la decisione della giunta “pericolosa e incomprensibile”, sollevando interrogativi sulla volontà dell’amministrazione di limitare gli spazi di cultura e riflessione. “Quando il potere comincia a scegliere cosa si può leggere, vedere o ascoltare, non si tratta più solo di cultura: è la libertà che inizia a essere messa in discussione”, si legge nel comunicato firmato da Giorgio Santini, Daniela Bassetto, Prisca Crestani, Giulia Cunico e Michele Pizzato.

Il gruppo ha espresso piena solidarietà ai membri del comitato, sottolineando il valore culturale e professionale delle persone coinvolte, tra cui un laureato in cinema e figure con lunga esperienza nell’organizzazione di eventi. Particolarmente contestata è stata l’esclusione del documentario No Other Land, opera di rilievo internazionale realizzata da autori palestinesi e israeliani: “Lascia spazio all’ipotesi di una valutazione guidata più da logiche ideologiche che da un autentico spirito di servizio verso la cittadinanza”, ha dichiarato la minoranza. E con tono provocatorio, ha aggiunto: “Marostica non ha 1000 euro per finanziare un festival di cinema? A quanto pare no, d’altronde non ha neanche un assessore alla cultura”. Una vicenda che mette in luce le tensioni tra libertà culturale e gestione politica, e che apre interrogativi sul ruolo delle istituzioni nella promozione del pensiero critico. A Marostica, la partita è tutt’altro che chiusa.

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