“Servizio vincente” dell’équipe cardiologica su paziente a rischio. Salvato maestro di tennis


La buona notizia di una “missione compiuta” in ambito sanitario rasserena prima di tutto i familiari di un istruttore bassanese di tennis, e comporta la soddisfazione professionale ed elogi al personale medico dell’ospedale San Bassiano. Più in particolare, di chi opera nei reparti Cardiologia di Pneumologia nel polo medico del distretto, trovatosi di fronte a una cardiopatia congenita non facile da rilevare a cui porre rimedio.
A darne comunicazione è l’ufficio stampa di Ulss 7 Pedemontana, descrivendo in dettaglio l’intervento di emodinamica che ha salvato la vita ad un paziente in condizioni critiche. Uno sportivo, per giunto, con sane abitudini di vita e del quale l’identità rimane riservata, che si è scoperto affetto da una rara malformazione cardiaca dopo aver contratto una forma di broncopolmonite.
L’istruttore sportivo si era rivolto all’ospedale per un quadro di infezione avanzato che ha coinvolto l’apparato circolatorio, curata con terapia antibiotica. Pur avviandosi per gradi alla guarigione, nel paziente permanevano livelli anomali di saturazione di ossigeno nel sangue. Una complicanza pericolosa per la sua salute, con necessità di accertamenti approfonditi per andare a fondo e valutare le “mosse” da applicare per la carenza di ossigeno cronica.
A spiegare i passi successivi è la dottoressa Giovanna Erente, medico primario del reparto di Cardiologia. “A quel punto abbiamo capito che la causa andava ricercata altrove e siamo arrivati alla diagnosi di platipnea-ortode, ossia una rara sindrome che consiste appunto in una grave riduzione della concentrazione di ossigeno del sangue, come effetto di una cardiopatia congenita consistente nella persistenza di una piccola comunicazione fra due strutture cardiache dette atri, presente fin dalla nascita, ma manifestatasi solo a seguito di un evento clinico acuto”.
Di qui la necessità di una delicata procedura (urgente) di emodinamica, eseguita da un’équipe guidata quindi dalla dottoressa a guida del team. “Il posizionamento di un dispositivo all’interno del cuore che chiude il forellino ha impedito il passaggio ematico anomalo. Il tutto attraverso cateteri introdotti dalla vena femorale, senza necessità di anestesia generale, solo con una leggera sedazione. Non è la prima volta che si eseguono questo tipo di procedure, ma la prima in un delicato scenario in cui le condizioni generali del paziente erano critiche a causa di bassi livelli di ossigeno nel sangue. Il risultato è stato immediato: all’uscita dalla sala operatoria il paziente non necessitava neppure del supporto di ossigeno e dopo qualche giorno è stato avviato al percorso di recupero nella Riabilitazione Cardiologica di Asiago”.
Salvo complicazioni e una volta completato il periodo di convalescenza a riabilitazione, il maestro di tennis bassanese potrà avviarsi alla piena guarigione.