Collaboratore infedele s’impossessa di 9 kg d’oro in azienda. Del valore di 320 mila euro

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

I fatti risalgono all’anno 2018, ma si appresta a volgere al termine solo ora la vicenda che riguarda un collaboratore di una nota azienda orafa vicentina, la Luxor Preziosi srl con sede a Bassano del Grappa, defraudata di componenti d’oro in lavorazione con danno superiore ai 300 mila euro.

Un fatto di cronaca già noto da cui in questi giorni si aggiunge il “carico” della Guardia di finanza, che ha denunciato il presunto responsabile del furto dopo un controllo ai fini di verifica fiscale, legato ai ricavi non dichiarati dall’attività criminosa. In pratica, se l’indagato aveva commercializzato tutto il materiale prezioso precedentemente rubato, lo aveva fatto “in nero” senza – ovviamente – dichiarare alcun compenso derivante dall’attività illecita.

Per R.M., 47enne cittadino italiano residente a Romano d’Ezzelino, all’accusa di furto si aggiungono quindi anche nuovi guai sul piano dell’erario. Si trattava di un tecnico orafo di fiducia che nel 2018 collaborava con l’azienda specializzata nella produzione di catenine e altri monili preziosi. Nell’arco di circa sette mesi, da metà giugno ai primi di dicembre di quell’anno in esame, secondo la tesi accusatoria mossa dagli inquirenti il collaboratore disonesto era riuscito ad appropriarsi indebitamente di più materiale prezioso, mettendosi in tasca in tutto oltre 9,1 chilogrammi di oro.

Per la precisione catenine semilavorate e oro puro in piastra, asportati dal banco di lavoro. Un reato da codice penale che oltre a valergli un controvalore stimato di circa 320 mila euro ai danni dell’azienda penalizzata, gli è costata una denuncia e una “macchia” nel suo curriculum di orafo da cui dovrà tentare di difendersi in sede processuale, o ammettere il proprio operato illecito e risarcire la ditta. Dopo gli approfondimenti posti in essere e conclusi dalle Fiamme Gialle bassanesi lo scorso 31 maggio, il Tribunale di Vicenza ha ritenuto di non procedere con il sequestro preventivo delle sostanze in capo all’indagato.

La sede dell’attività orafa a Bassano