Giovane aquila reale uccisa da una fucilata al petto. E’ caccia al bracconiere (VIDEO)

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Uno squarcio all’altezza del petto, causato da un colpo di fucile che ha sfondato la gabbia toracica e l’ha uccisa in volo, facendola schiantare a terra nell’area del massiccio del Grappa. La caccia serrata, ora, è aperta e la preda sarà il bracconiere accusato di aver posto fine al planare sopra le vette di un bellissimo esemplare (giovane ma già adulto per dimensioni) di aquila reale trovato morto nei giorni scorsi.

Un atto criminale, un episodio di una gravità inaudita“. Così si esprime il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni, che ha reso noto il truce fatto corredandolo dell’immagine del rapace. Ben visibile il foro del proiettile a riprova della tesi che punta decisa verso chi ha imbracciato un fucile andando a sparare su una delle specie animali che godono in assoluto della maggior protezione in Italia e nel mondo.

Un volatile dal colore fulvo capace di un’apertura alare di oltre due metri, dall’occhio aguzzo oltre che il becco e che sovrasta il cielo delle Alpi, con nido proprio sulle Prealpi al confine tra le province di Vicenza e Treviso secondo le ricognizioni degli esperti. Anche lui è finito nella rete del bracconaggio, una piaga che attraversa i secoli e che ancora una volta si dimostra in tutta la sua brutalità. A rinvenire l’uccello rapace morto, dopo una segnalazione da parte di un cittadino, sono stati i volontari della Lipu – Lega Italiana Protezione Uccelli -.

Del caso si sta occupando come da protocollo il nucleo dei carabinieri forestali, dalla sede di Valdobbiadene competente per territorialità. L’immagine e il video che ritrae la carcassa dell’aquila sta suscitando sdegno in tutto il Veneto. Ciò che rimane dell’uccello rapace è stato affidato all’Istituto Zooprofilattico per le indagini cliniche. “Era l’unico giovane esemplare presente sul massiccio del Grappa – spiega Zanoni nel suo commento a margine della notizia diffusa stamattina -. Abbiamo davvero toccato il fondo, stiamo parlando di una specie superprotetta e per chi la caccia è previsto l’arresto. Faccio un appello agli inquirenti – conclude il consigliere regionale di minoranza – al fine di rintracciare chi ha sparato”.

L’unica strada percorribile per risalire al responsabile mira a riconoscere i cacciatori presenti in quella zona in un arco di tempo circoscritto, incrociando poi i dati con le celle telefoniche dell’area montana di riserva alpina e gli esiti dell’autopsia sul calibro del proiettile. Ma può trattarsi di un “franco tiratore”, per così dire, al di fuori delle liste venatorie autorizzate. Tra di loro potrebbe nascondersi il bracconiere, e proprio chi pratica la caccia in maniera lecita è invitato a fornire eventuali indicazioni utili in merito per stanare il colpevole. “Purtroppo – rincara Zanoni – in Veneto tra le persone che circolano con regolare licenza di caccia si nasconde qualche delinquente. Il bracconaggio è un crimine, e andrebbe contrastato con maggior convinzione e maggior vigilanza, mentre la Regione assegna più risorse ad associazioni venatorie anziché sostenere quelle ambientaliste”.