CineMachine | Poltergeist

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REGIA: Tobe Hooper ● CAST: Craig T. Nelson, JoBeth Williams, Beatrice Straight, Dominique Dunne, Oliver Robins, Heather O’Rourke, Michael McManus, Virginia Kiser, Martin Casella, Richard Lawson, Zelda Rubinstein, James Karen, Lou Perryman, Clair E. Leucart, Dirk Blocker, Allan Graf, Joseph Walsh, Helen Baron, Noel Conlon, Robert Broyles, Sonny Landham, Frank Welker ● GENERE: horror ● DURATA: 114 minuti ● DATA DI USCITA: 11 novembre 1982 (Italia)

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Poltergeist del 1982 per la regia di Tobe Hooper.

Storia: Steve Freeling vive con sua moglie, Diane, ed i loro tre figli, Dana, Robbie e Carol Anne, nel sud della California, dove vende case per la compagnia che ha costruito il quartiere. La dolce famiglia si è appena trasferita in una nuova casa, ma presto cominciano ad accadere dei fatti molto strani, come piatti rotti e mobili che si muovono da soli. Tuttavia, quando Steve si rende conto che qualcosa di veramente malvagio infesta la sua casa, chiama in soccorso una squadra di parapsicologi guidati dal dottor Lesh prima che sia troppo tardi.

Sono gli anni ’80 e il cinema hollywoodiano stava subendo una “ristrutturazione”, con dirette conseguenze sulla produzione dei film e sui loro contenuti. Abbiamo il genio di Steven Spielberg al soggetto e alla produzione, non presente al remake di quest’anno, che in quegli anni stava lavorando alla famoso film di fantascienza E.T. l’extra-terrestre. Si somma una regia in sé fantastica che ha saputo regalare allo spettatore dei momenti davvero incredibili.

Il grande successo cinematografico è grande, con diverse nomination, tra le quali quella come Migliore regia a Tobe Hooper. Inoltre, Poltergeist è stato un successo anche di botteghino a livello mondiale, guadagnando ben $76,606,280 negli Stati Uniti e diventando l’ottava distribuzione di sempre e il film horror dal più elevato guadagno del 1982. Per di più qualche premio lo vince sul serio con il Saturn Aware come Miglior film horror. Ma miglior premio per un film, a mio parere, è quello di entrare nella storia e nell’immaginario collettivo e in questo il Poltergeist di Hooper rientra perfettamente. Chi non si ricorda il pupazzo-pagliaccio? Questa figura tanto infantile, quanto demoniaca, che nel remake è stata rielaborata sul vecchio soggetto. Ma questo è un modo di poco rilievo di incutere paura, in quanto è riprendere un vecchio spavento e cercare di farlo rinascere nel pubblico. Può funzionare come no, ma alla fine nel film di Gil Kenan, questo non è, a mio parere, riuscito effettivamente. Forse è più il primo incontro che può creare soggezione, ma in fondo sono stati pochi i caratteri aggiuntivi del soggetto (forse sarebbe stato meglio ritrovare proprio lo stesso e identico modello di pagliaccio).

Ciò che in realtà rende questo film incredibile è la sua capacità di mettere inquietudine in una maniera molto sopraffine. Hooper gioca con le paure infantili, riproducendole perfettamente (il mostro nell’armadio, il mostro sotto al letto, le creature che si muovono nel buio etc.). In un primo momento, la pellicola sembra quasi scherzosa con i famigliari che si ritrovano in uno stato di eccitazione e di tensione per la scoperta degli strani fenomeni. La paura diventa tale quando la bambina Carol viene rapita dai poltergeist. I fenomeni che si realizzano e gli effetti speciali sono veramente curati al dettaglio e mettono veramente paura. Anche gli attori, soprattutto i bambini, sono stati capaci di esprimere davvero la tensione e il timore come se le stessero vivendo sulla propria pelle (alla faccia di quelli che dicono che i bambini non sanno recitare). Nel ruolo della più piccola, Carol Anne Freeling, una straordinaria Heather O’Rourke e tra gli altri ruoli abbiamo un po’ impacciato Craig T. Nelson nel ruolo del padre Steve Freeling, la straordinaria madre Diane Freeling, JoBeth Williams, i fratelli Robbie Freeling (Oliver Robins) e Dana Freeling (Dominique Dunne), quest’ultima in un ruolo più marginale.

A differenza delle dissonanze nelle due rispettive trame (il remake e l’originale), i due film sono essenzialmente diversi e alla fine mi sono realmente chiesto se quello che ho visto quest’anno fosse un altro film, piuttosto che un remake. Alla fine il film è spettacolare, con delle trovate a livello registico e di fotografia veramente straordinari. La trama l’ho tralasciata perché in sé simile alla precedete con, appunto, qualche dissonanza, come per esempio il ruolo del padre che non è disoccupato, ma è il progettista della zona residenziale. Il tema della famiglia, intorno alla quale il film gira, che è in grado di ristabilire un equilibrio dopo la rottura (il rapimento della bambina Carol), è una matassa di filo tesa all’interno di un labirinto. Un filo che alle volte viene teso, ma senza mai spezzarsi, e che pian piano ci porta verso l’uscita, verso la luce.

Vi lascio con una piccola curiosità sul film: nel 2002, in un episodio del documentario I Love the 80s, la protagonista JoBeth Williams ha rivelato che la produzione utilizzò scheletri autentici per girare la scena finale nella piscina, all’epoca meno costosi, rispetto a quelli in plastica. Questo, sommato ad una serie di eventi catastrofici successi dopo l’uscita del film, ha fatto ritenere a molti che la pellicola avesse trasmesso una “maledizione”. La stessa Heather morirà a soli 12 anni per una rara malattia poco prima dell’uscita dell’ultimo film della serie. Ultima parte della “maledizione” è stata la la casa utilizzata nel film (4267 Roxbury) che fu seriamente danneggiata da un terremoto nel 1994. Il garage fu distrutto dalle fondamenta, la strada di accesso dovette essere ricostruita, il muro sotto la finestra principale e il muro del giardino si mostravano cadenti e collassati. Coincidenze?