E’ morto Henry Kissinger, l’ex segretario di stato Usa aveva 100 anni

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Addio a Henry Kissinger. Il segretario di Stato di Richard Nixon e Gerald Ford, consigliere per la sicurezza nazionale degli stessi presidenti USA, stratega, teorico di geopolitica, illustre ambasciatore e politologo, si è spento questa notte all’età di 100 anni nella sua casa nel Connecticut. Influente fino agli ultimi giorni, tra i suoi ultimi impegni pubblici, un incontro a Washington con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che oggi lo ricorda in una nota: “Kissinger è stato un punto di riferimento della politica strategica e della diplomazia mondiale”.

Al secolo Heinz Alfred Kissinger, l’ex quindicenne ebreo in fuga dall’Europa alla vigilia della Seconda guerra mondiale, è stato una figura chiave e controversa nella storia della politica estera statunitense. Per alcuni genio diplomatico, per altri genio del male, fu lui ad orchestrare l’apertura degli Stati Uniti alla Cina, a plasmare le relazioni di Washington con l’Unione Sovietica all’apice della Guerra Fredda e a negoziare l’uscita della prima potenza mondiale dalla Guerra del Vietnam. Azione che gli valse un discusso premio Nobel per la Pace: due giurati si dimisero per protesta. “Il potere è il massimo afrodisiaco” una delle sue frasi più celebri.

Tra le prime condoglianze istituzionali ad arrivare ci sono state quelle della Cina inviate tramite un messaggio del leader Xi Jinping a Joe Biden. L’ex presidente Usa George W. Bush ha parlato della perdita “di una delle voci più affidabili nella politica estera”. Vladimir Putin ha espresso il suo cordoglio parlando di “un uomo di Stato saggio e lungimirante”. Per il premier giapponese Fumio Kishida a Kissinger va il merito di aver contribuito “alla pace e alla stabilità” in Asia. Mentre per il cancelliere tedesco Olaf Scholz “Kissinger ha plasmato la politica estera come pochi altri”. Emmanuel Macron lo ha definito un “gigante della storia” e David Cameron “un grande uomo di Stato”. Condoglianze sono arrivate anche dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.