Emergenza in Perù, salvati gli italiani rimasti bloccati sul Machu Picchu

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Un gruppo di turisti italiani è rimasto bloccato per alcune ore allo storico sito della cittadella inca di Machu Picchu, in un Perù. L’emergenza si è verificata a causa della sospensione dei collegamenti ferroviari verso Cusco. Come già accaduto alcune settimana fa infatti, un gruppo di manifestanti, ha divelto i binari in più punti del percorso ferroviario costringendo la società Ferrocarril Transandino a bloccare i treni per intraprendere le necessarie riparazioni che sono state portate a termine in serata consentendo ai turisti di mettersi in viaggio verso Cusco.
Nel complesso i turisti bloccati nella cittadella, che le autorità peruviane hanno deciso addirittura di chiudere, sono 430, di cui 300 stranieri. Gli italiani sarebbero alcune decine. Non è la prima volta che la mobilitazione antigovernativa, cominciata il 7 dicembre, coinvolge italiani in visita nel Paese andino. Il 14 dicembre ne erano erano stati segnalati 50 in difficoltà in varie località, fra cui quattro ragazze.
Negli ultimi giorni, oltre ad aver imposto quasi 100 blocchi stradali su tutto il territorio nazionale, i manifestanti hanno occupato vari centri minerari e cercato, senza successo, di occupare gli aeroporti di Cusco, Arequipa e Juliaca. Dal 19 gennaio la protesta si è trasferita nella capitale, dove decine di migliaia di dimostranti partecipano ad una ‘Toma di Lima’ (Presa di Lima), denominata anche Marcia “de los Cuatro Suyos”.
A Lima negli incidenti sono scoppiati incendi, fra cui uno che ha distrutto uno storico edificio a pochi metri da Plaza San Martin, la ‘Casa Marcionelli’, acquistata il secolo scorso dallo svizzero Severino Marcionelli, che fu attivo nel settore minerario peruviano. E mentre la presidente Dina Boluarte, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni, resta in silenzio, il ministro dell’Interno ha respinto le richieste della piazza denunciando che con queste proteste “si pretende di ricattare il governo di turno attraverso la violenza”.